Domenica 13 Ottobre 2024
GIOVANNI BOGANI
Magazine

Marina Cicogna. La contessa del cinema. Una vita al di sopra di ogni conformismo

Unica produttrice in un mondo di uomini portò al successo Petri, Leone, PPP. È morta ieri a 89 anni. Nel ’70 visse alla luce del sole il suo amore per la Bolkan.

Marina Cicogna. La contessa del cinema. Una vita al di sopra di ogni conformismo

Marina Cicogna. La contessa del cinema. Una vita al di sopra di ogni conformismo

Giocava a tennis con Gregory Peck, faceva colazione con Michael Caine, era amica di Marlon Brando e Lauren Bacall. Raccoglieva confidenze da Marilyn Monroe, che le confessava le sue inquietudini. Dava del tu a Luchino e a Federico, ovvero a Visconti e a Fellini. Aveva il mondo del cinema sulla punta delle dita.

Marina Cicogna se ne è andata, a 89 anni. È stata la prima grande produttrice del cinema italiano, portando all’Oscar nel 1971 Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, regia di Elio Petri, con Volonté. Ha avuto coraggio, imponendosi in un mondo tutto al maschile: "La prima volta che Mario Cecchi Gori entrò nel mio ufficio, pensò che fossi la segretaria", ricordava con un sorriso. E invece, la "segretaria" (contessa) riuscì a produrre il grande cinema d’autore fra gli anni ’60 e ’70: film di Sergio Leone, Pier Paolo Pasolini, Petri, Rosi, Lina Wertmüller, Zeffirelli. Il cinema, del resto, lo aveva nel Dna: suo nonno era il conte Volpi di Misurata, colui che ha "inventato" la Mostra del cinema di Venezia, e al quale sono intitolate, ancora oggi, le coppe Volpi per le migliori interpretazioni maschili e femminili.

Elegante, raffinata, cosmopolita, multilingue, aristocratica anche nel parlare, con una voce nitida e tagliente; elegantissima. Avvolta in una nuvola di capelli biondi, donna libera, sempre. Nella sua vita privata, Marina Cicogna ha vissuto con disinvoltura e coraggio la sua bisessualità: ha avuto flirt con Alain Delon, Warren Beatty e Farley Granger, ma un amore forte, profondo, duraturo con Florinda Bolkan, l’attrice brasiliana dalla bellezza folgorante che conobbe sul set di Metti, una sera a cena di Giuseppe Patroni Griffi. Mentre, negli ultimi trent’anni, è stata vicino a Benedetta Gardona, che ha poi adottato, "per tutelare lei e me". Proprio quest’anno, aveva scritto insieme alla giornalista Sara D’Ascenzo la sua autobiografia, intitolata Ancora spero. Una storia di vita e di cinema (Marsilio), ed era stata premiata alla carriera nell’ultima edizione dei David di Donatello.

Era dolce ma ferma, capace di dire sempre come la pensava, senza tentennamenti. Gianni Agnelli, con il consueto amore per il paradosso, disse di lei: "È l’unico uomo al mondo che mi faccia paura". Nella sua vita, sfila tutto il Novecento. Marina nasce il 29 maggio 1934. Cresce fra Milano, Venezia, Cortina: a quindici anni conosce David O. Selznick, il produttore di Via col vento. Nel 1951, a diciassette anni, partecipa al "party del secolo" a Venezia, a Palazzo Labia sul Canal Grande: al ballo in maschera partecipano Salvador Dalì, Orson Welles, Christian Dior. Al Sarah Lawrence di New York, ha come insegnante Marguerite Yourcenar: entra nel salotto buono di Hollywood grazie all’amicizia con la figlia del grande produttore Jack Warner.

Negli anni ’60, il grande salto. Si afferma prima come distributrice, poi come produttrice di film, Sceglie di portare nelle sale italiane un film scandaloso come Bella di giorno di Luis Buñuel, che vince a sorpresa il Leone d’oro a Venezia. E nel ’69 debutta nella produzione con Metti, una sera a cena. Sarà solo il primo di tanti film epocali a partire da La classe operaia va in Paradiso, ancora di Petri (Palma d’oro a Cannes nel ’72, triplete della Cicogna, dopo il Leone e l’Oscar), e poi C’era una volta il West di Leone, Teorema e Medea di Pasolini, Uomini contro di Francesco Rosi, Fratello Sole, sorella Luna di Zeffirelli e Mimì metallurgico della Wertmüller. Tutti i più grandi registi vogliono lavorare con lei.

Poi, il tragico suicidio del fratello minore Ascanio, detto Bino, in Brasile. Nel 1975, lo stop all’attività di produttrice. Nel 2002, l’allora ministro dei Beni culturali Giuliano Urbani la chiama alla guida dell’agenzia di promozione del cinema italiano all’estero. Negli ultimi anni, sarà protagonista di due festival al crocevia di Italia e Stati Uniti: Ischia Global, di cui era presidente onoraria, e Capri Hollywood. "A Ischia ci incontravamo spesso", ricorda Franco Nero, protagonista di Django di Sergio Corbucci, uno dei capolavori del western all’italiana, prodotto proprio dalla Cicogna. "Insieme a Tony Renis, eravamo come tre moschettieri: inseparabili", continua: "Marina era una donna decisa, con le idee chiarissime. Anche quando ha scelto di non fare più il cinema, non è più tornata indietro". E Florinda Bolkan, raggiunta al telefono, rompe un silenzio durato anni: "Siamo state amiche. Abbiamo fatto una lunga strada insieme, culturalmente importante. Le sarò sempre grata", ha detto ieri.

Non aveva paura della morte, Marina Cicogna. Nell’ultima intervista che ci concesse, disse: "So che la vita non sarà ancora molto lunga, ma il futuro non mi fa paura. Ho amato questa vita, penso che ci sia stato dato un mondo straordinario. Non ho paura".