Martedì 23 Aprile 2024

Marilyn era sua figlia. E lui non l’ha mai voluta

A sessant’anni dalla morte della diva, un regista francese risolve il giallo grazie al Dna: Charles Stanley Gifford papà della Monroe

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di Chiara Di Clemente

"Un’orfana a caccia d’amore", la definì il suo ultimo psicanalista, il dottor Ralph Greenson che ebbe in cura Marilyn Monroe a Los Angeles dall’inizio del 1960 fino al giorno della morte dell’eterna bionda il 4 agosto 1962, a 36 anni. Orfana della madre Gladys, schizofrenica perennemente ricoverata negli ospedali psichiatrici, tanto che la bambina Marilyn venne sballottata da una famiglia affidataria all’altra (e in una sarebbe stata stuprata a otto anni). Orfana di una madre viva ma pazza, e orfana di un padre che Marilyn non ha mai saputo chi fosse. O meglio: non l’ha mai saputo con certezza.

Un mistero che ha tormentato l’intera esistenza della bomba sexy dal cuore di cristallo, e che pare solo adesso essere stato svelato definitivamente dal regista e produttore francese François Pomès, autore del documentario Marilyn, Her Final Secret. Papà Monroe era sicuramente Charles Stanley Gifford: il nome dell’uomo era stato associato spesso a quello di Marilyn, ma sempre senza certezze. Il passo in più di Pomès è stato quello di comparare il Dna della Monroe con quello dei nipoti di Gifford: da qui la risposta definitiva.

Pomès è riuscito a entrare in possesso di due ciocche di capelli della diva dal collezionista americano John Reznikoff: "Una ciocca era formata da tre capelli dell’attrice raccolti da Allan Abbott, la persona che ha imbalsamato il suo corpo il giorno in cui è morta", ha spiegato Pomès. E questa ciocca è stata affidata a Ludovic Orlando, esperto di archeologia molecolare; grazie a un frammento di Dna trovato nella cheratina, Orlando è stato in grado di sequenziare il 22% del genoma. Poco, ma sufficiente. Il Dna di Marilyn è stato quindi confrontato con quello di due discendenti di Gifford che hanno accettato di consegnare campioni di saliva. Bingo.

Data l’imminente messa in onda in Francia del documentario, in queste ore la nipote di Charles Stanley (nonché nipote di Marilyn) Francine Gifford Deir, ha raccontato cosa sta provando in un’intervista a Paris Match: "Charles Stanley Gifford era un uomo meraviglioso, alto, sposato tre volte. Nato nel 1898, era appassionato di fotografia, cavalli, giocava a polo. Figlio di un falegname, non aveva studiato e aveva iniziato a lavorare in uno Studio di Hollywood. Nel 1925 conosce Gladys, la madre di Marilyn. Era ancora sposato con mia nonna. La loro relazione è stata, credo, il detonatore del loro divorzio".

Gladys era nata a Hawthorne, contea di Los Angeles, nel 1902, ed era stata battezzata Gladys Pearl Monroe; a 17 anni aveva sposato (contro il parere della madre Della), un uomo di cognome Baker: il matrimonio non durò neanche un anno. Divorziata, sposò subito dopo Mortenson, ma anche questa relazione non durò. Quando Gladys – che lavorava nel suo stesso Sudio – conobbe Gifford, frequentava anche altri uomini. E quando il 1° giugno del ’26 nasce Marilyn, Gladys – che di cognome fa ancora Mortensen – chiama la piccola Norma Jeane Mortenson Baker.

A Paris Match Francine Gifford Deir rivela: "Alla fine della sua vita, mio nonno aveva raccontato tutto a un ministro presbiteriano, poi aveva scritto a mio padre per dirgli di incontrare questo reverendo: “Ha cose da dirti“. Purtroppo non è mai successo. Mio nonno è morto di infarto nel 1965. Mio padre, che era al suo fianco, ha sempre affermato che la mancanza di una sua confessione sul letto di morte era la prova della falsità delle voci che lui fosse il padre di Marilyn. Ma il dubbio è sempre rimasto. Lui aveva confidato a mio figlio Bryan: “Dopo la mia morte, se vuoi saperlo, prendimi i capelli“". Non solo: la Deir svela anche che Marilyn negli anni ‘50 aveva provato a incontrare Charles Stanley Gifford, e lui si era rifiutato: "Forse si vergognava, lei era nata fuori dal matrimonio, una cosa cha ai tempi era disapprovata. Temeva per la sua reputazione: ammettere di essere il padre che non ha mai riconosciuto la più grande star di Hollywood avrebbe danneggiato i suoi affari, suo figlio. Ma chissà quanto si è sentito in colpa. E forse lei, in una famiglia come la nostra, amorevole e unita, sarebbe stata più forte".

Nella bellissima biografia di Marilyn scritta da Joyce Carol Oates, Blonde, il momento in cui Gladys rivela a Norma Jeane che ha un papà è il giorno in cui la piccola – che vive con la nonna Della – compie sei anni e la madre le mostra una foto: ritrae un uomo dalle labbra piene e quasi sorridenti, "il cui sguardo rifiutava di incrociare il loro". Persa nella sua follia Gladys incolpa la nascita “maledetta“ di Norma Jeane per la fuga del suo compagno, ma rassicura la bambina: "Presto papà verrà a prenderci". Marilyn l’ha cercato in ogni uomo, come si cerca l’approvazione, la dignità di valere qualcosa per essere amati, non abbandonati. Non orfani. L’ha aspettato per sempre. Lui non si è mai presentato.

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