Venerdì 19 Aprile 2024

"Mai dire mai", Peyote canta e raddoppia

Da Sanremo al tour estivo che debutta oggi a Cesena. Due show in poche ore e pubblico seduto: "Tutto pur di ripartire dal vivo"

Willie Peyote, ovvero Guglielmo Bruno

Willie Peyote, ovvero Guglielmo Bruno

Cinque aprile 1967: primo live in Italia, a Bologna, dei Rolling Stones, con doppio turno, pomeridiano e serale, e pubblico che per la prima volta si alza dalle sedie per ballare, lasciando stupefatti i cronisti dell’epoca. Willie Peyote, nome d’arte di Guglielmo Bruno, 35 anni, torinese, reduce da Sanremo e da più di un anno di stop forzato, sorride al pensiero: oggi a Cesena aprirà il festival Acieloaperto alla Rocca Malatestiana con due novità assolute per un rapper: doppio turno, alle 20 e alle 22,15 e pubblico seduto. Seconda data del tour Bologna, 1° luglio, al parco delle Caserme Rosse. Anche lì, rigorosamente, tutti a sedere.

Sarà strano, Willie Peyote?

"Abbastanza, sì. Noi siamo cresciuti in un’epoca diversa. I nostri live si basano molto sull’energia da sfogare e sulla partecipazione fisica".

E poi c’è il doppio turno: due concerti di fila, uno dopo l’altro.

"Questa è la cosa che ci fa più paura. È come chiedere a un calciatore rientrato dopo un anno e mezzo di stop, di esordire con due partite da 90 minuti una dopo l’altra. Reggeremo il colpo?".

Beh: così è, se vi pare.

"Avremmo fatto di tutto pur di ripartire, perciò va benissimo. L’emozione e la commozione di ritornare sul palco compenserà tutto il resto".

Cosa ha fatto in questo anno e mezzo?

"Due o tre concerti in tutto, compreso Sanremo. Che però, a maggior ragione quest’anno, senza pubblico, è stato uno sforzo perlopiù mentale".

Con il suo brano in gara, Mai dire mai (La locura) ha vinto il Premio della Critica, e di recente il disco di Platino, parlando proprio dell’assurdità di vedere il calcio ripartire e la musica, la cultura, no.

"Del dramma del mondo dello spettacolo si è parlato troppo poco. Ognuno di noi ha reagito a questo torpore forzato in modi differenti. C’è chi ha scritto, chi la studiato, chi ha dovuto cercare un lavoro, un qualunque lavoro, per mantenersi. Io sono stato fortunato, ho fatto Sanremo".

Parlando di Covid. Non era meglio distrarsi?

"Sono abituato a cantare quello che vivo e quello che vedo, non riesco a prescindere dalla realtà, e non saprei fare altrimenti".

Lei parla di società e di contenuti, mentre la trap di oggi è regina del disimpegno.

"Immagino ciò derivi anche dal clima di campagna elettorale perenne in cui viviamo, e che fa passare la voglia di parlare di politica, e di impegnarsi".

Claudio Lolli diceva però di non preoccuparci: impegno e disimpegno sono ciclici.

"Credo anch’io che sia una questione di cicli. Alla mia generazione, dopo Genova e il G8, è stato detto che non era più il caso di scendere in piazza. Così è stato per un po’, poi sono arrivati i ragazzi dei Fridays For Future".

Un impegno lei lo ha mantenuto: oggi tornerà sul palco con tutti i suoi musicisti.

"E con tutte le maestranze".

Non era meglio girare leggeri, in acustico, come tutti?

"Dopo tutte le manifestazioni in piazza e i proclami sui lavoratori dello spettacolo? Sarebbe stato incoerente. Io ho preteso che ci fossimo tutti, sono bastian contrario".

Infatti si è presentato pure a Sanremo senza disco in uscita.

"Avevo bisogno di stimoli. Ho fatto Sanremo, ora farò il tour, così tanto atteso. Farò il pieno di emozioni, di sensazioni, di ascolto. Finirà tutto nel prossimo disco".

Il Mai dire mai - Tour degradabile proseguirà poi – tra le altre date – a luglio, il 10 a Genova e il 23 a Brescia e il 24 agosto a Roma.

 

 

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