Madre e neonato Serve delicatezza

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Notti insonni, pianti continui e difficoltà a calmare il proprio bambino: questi sono solo alcuni degli elementi che possono portare a momenti di forte stress dei neogenitori. In particolare quando si è alla prima esperienza, ci si trova esausti e stanchi, soprattutto se si passa tanto tempo da soli con il neonato. L’esasperazione e la stanchezza può essere tale da scatenare reazioni poco lucide e irrazionali come scuotere violentemente il proprio bambino per cercare di calmarne il pianto.

Tuttavia, a quella età la struttura ossea e la testa del neonato sono ancora molto fragili e le conseguenze dello ’scuotimento’, anche se di pochi secondi, possono essere molto gravi. Nell’immediato possono comparire sintomi come vomito, sonnolenza, difficoltà di suzione e deglutizione, con conseguenze anche molto gravi che si potrebbero manifestare nel breve o nel lungo periodo.

Il bambino infatti potrebbe andare incontro a disturbi comportamentali, epilessia, ritardi nello sviluppo psicomotorio fino ad arrivare, in casi estremi, alla morte. Purtroppo, la ’sindrome del bambino scosso’ è una delle più gravi forme di maltrattamento che, come rivelano gli unici dati a disposizione, è più frequente di quanto si pensi e colpisce fino a 3 bambini su 10 mila. La sindrome si osserva in prevalenza nel primo anno di vita e può riguardare chiunque si occupi del piccolo: il padre, la madre, il caregiver.

Si tratta di gesti estremi che nascono dall’avvilimento e dalla grande frustrazione che insorge di fronte a un pianto inconsolabile e all’esaurimento delle proprie risorse. Come intervenire? "Innanzitutto con l’informazione e la consapevolezza – spiega Alessandra Bellasio (nella foto), ostetrica e divulgatrice sanitaria su UniMamma.it – . Gioca un ruolo rilevante anche il poter chiedere aiuto. Quando ci si sente sopraffatti è fondamentale recuperare lucidità: mettere il bambino in sicurezza, prendersi del tempo per sé e chiamare qualcuno che possa intervenire in nostro soccorso. Sotto questo profilo emerge un tema fondamentale: l’importanza di non abbandonare chi si occupa di un neonato. Fare rete è importante e salvifico".

Che gravidanza e nascita siano periodi particolari lo dimostra anche un’altra sindrome che è stata di recente enucleata. La locuzione informale che la individua è “baby brain” e viene utilizzata in relazione agli eventi di distrazione che si verificano frequentemente durante la maternità. Quattro donne su cinque, infatti, rilevano un deficit della memoria e delle capacità cognitive, durante la gravidanza e nel periodo successivo al parto, sentendosi più distratte e ’smemorate’.

Per quanto il fenomeno sembri comune, i suoi lievi effetti risultano difficili da misurare. Diversi studi dimostrano che non si tratta però di un disturbo, quanto di una vera e propria riorganizzazione a livello cerebrale per concentrare le proprie risorse sulle attività utili alla madre per accogliere e tutelare il nascituro.

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