Venerdì 19 Aprile 2024

L’uomo che dipinge i sogni Tutta l’arte di Guarienti

A Ferrara, al Castello Estense, la mostra del pittore novantanovenne. Vittorio Sgarbi: "Parte dalla nostra realtà per arrivare ad altri mondi"

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di Francesco Franchella

"Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale". Seduti in prima fila, nel cortile del Castello Estense, a godersi l’ennesima inaugurazione. Lui, Carlo Guarienti, pittore da ieri novantanovenne, deve tanto a lei, alla moglie, Guia Calvi di Bergolo. "All’inizio, quando inaugurava una sua mostra, lo accompagnavo sempre. Per un periodo non ci sono più andata, ma adesso ho ripreso", rassicura Calvi. "È stata una vita molto dura, ma piena di amore".

La parabola artistica di Carlo Guarienti, abitante di una dimensione tutta sua, attraversa da sempre ignoti spazi mentali, in cui sogno e realtà non sono poi così distanti. E il Castello di Ferrara, quello ritratto in famose opere metafisiche di Giorgio de Chirico, come Le muse inquietanti, è forse il monumento più adatto a ospitare una grande mostra dedicata a Guarienti: Carlo Guarienti – La realtà del sogno è stata inaugurata ieri, in occasione del 99° compleanno dell’artista.

Nata da un’idea del presidente di Ferrara Arte, Vittorio Sgarbi, la retrospettiva, visitabile fino al 22 gennaio 2023 e allestita nelle splendide sale del Castello Estense, presenta "quadri di un grandissimo sogno, che parte dalla nostra realtà e che arriva alla realtà di un altro mondo, di quando saremo morti", spiega Sgarbi. Insomma, attraversando l’opera di Guarienti, si compie un viaggio inevitabile, il viaggio di tutta la materia sensibile, destinata a cambiare, a trasformarsi: una perenne metamorfosi, dalla realtà all’immaginazione, fino a una pittura, definita da Sgarbi, "puramente mentale", in violento contrasto con la dittatura del tempo. "Oggi il tempo ha cambiato tutto – continua il critico – ma non ha cambiato l’anima". Poi l’annuncio: "Nel 2023, Guarienti, a 100 anni compiuti, sarà al Maxxi di Roma, per amore dell’arte, della bellezza e perché i centenari siano per quello che resta e non per quello che finisce".

Tornando al Castello di Ferrara, non c’è da stupirsi se, in un’unica esposizione, dipinti pienamente figurativi – come il San Gerolamo esposto nel 1947 alla mostra dei Pittori moderni della realtà, gruppo in aperto conflitto con le tendenze astratte e informali – dialogano con complessi geometrismi fatti di figure pure, bidimensionali o solide, organizzate in rigorosi spazi prospettici. Non mancano, nell’opera di Guarienti, nature morte, immagini popartistiche, sculture arcaiche e, insieme, novecentesche. La mostra estense, infatti, bene palesa il rapporto tra attualità e passato, laddove, in Guarienti, il richiamo all’antico si alimenta del contemporaneo e il contemporaneo rincorre l’antico.

Il risultato è un presente eterno, esprimibile, ad esempio, attraverso il forte uso che l’artista fa, negli anni ’70, della materia – intonaci scrostati, cretti, collage e una resina sintetica mescolata a colore e sabbia – ottenendo un originale effetto di affreschi strappati ed evocando, così, certi siti antichi. Dagli anni Ottanta, quindi, Guarienti dipinge numerose nature morte, allestite in atmosfere sospese, fra consistenza e trasparenza, una modalità espressiva adottata anche nei generi dell’autoritratto e della veduta, affrontati nei lavori degli anni successivi. Realtà e astrazione. Scultura e pittura. Segni e collage.

E, infine, un tema che, tra tante suggestioni e altrettanti rimandi, caratterizza tutta l’opera di Guarienti e, di conseguenza, la retrospettiva al Castello: il tema del sogno. Non il sogno di chi dorme, ma quello di chi compone. Il sogno della fantasia, che flirta con la realtà, ma che la tiene lontana, in un “noli me tangere“ senza tempo e senza luogo. "Questa è casa mia", dice l’artista dalla sua carrozzina, indicando le mura del Castello o, magari, indicando il mondo.

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