"L’unica cosa che so fare è vendere" Ascesa e caduta di Wanna Marchi

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di Barbara Berti

"Ho 79 anni e l’unica cosa che so fare è vendere. Dammi qualcosa da vendere". Inizia così Wanna, la docuserie in quattro puntate di Alessandro Garramone al debutto su Netflix il 21 settembre negli oltre 140 Paesi in cui il servizio è attivo. È una storia di ascesa e caduta, ma non di pentimento ("Chi si pente è Buscetta, io no. Vendevo delle cose, non mi sento di essere una truffatrice") quella della ex regina delle televendite, Wanna Marchi e sua figlia Stefania Nobile, per un racconto con al centro lunghe interviste all’ex imprenditrice, alla figlia, al sedicente mago-maestro di vita Mário Pacheco Do Nascimento (fuggito in Brasile nel 2001, rintracciato dagli autori dopo una lunga ricerca).

Ma anche testimonianze di ex collaboratori, della gente di Ozzano dell’Emilia (Bologna) dove tutto ebbe inizio, di ex colleghi televenditori come Walter Carbone e Roberto da Crema, rappresentanti di forze dell’ordine e, fra gli altri, la figlia della signora Fosca Marcon (scomparsa nel 2016), che nel 2001 collaborò con Jimmy Ghione di Striscia la notizia per rivelare la rete di raggiri e pressioni psicologiche che permise alla società delle Marchi di guadagnare oltre 60 miliardi di lire in cinque anni.

Una storia di una donna che si è fatta da sé: c’è chi la definisce fuori dal comune, chi una bugiarda e chi – la figlia – "un genio". Con la sua sfrontatezza, tra urla e offese Wanda riesce a diventare la regina indiscussa delle televendite con i prodotti dimagranti e antirughe. Dalla 500 passa alla Mercedes, compra case e ville. È la più richiesta nei vari salotti tv dove tra un prodotto e l’altro pubblicizza se stessa e la sua canzone D’accordo. Nemmeno il tempo di godersi la nuova vita che arriva il declino. "Dal paradiso all’inferno" dice la figlia Stefania che aveva iniziato a televendere a 15 anni.

Quel che succede dopo è cronaca giudiziaria recente, con le condanne penali, a poco meno di dieci anni ognuna, per associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata. "Buone o cattive? Hanno pagato quello che la giustizia ha deciso, e secondo me avevano il diritto di esprimere il loro pensiero" dice Garramone, coautore con Davide Bandiera della docuserie, diretta da Nicola Prosatore e prodotta da Fremantle Italia.

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