Vasco Rossi, l’undicesimo Komandamento: "Basta odio"

Vasco presenta il nuovo album “Siamo qui“ e attacca: "Con i No vax è impossibile ragionare. E gli estremismi di destra sono pericolosi"

Vasco Rossi, 69 anni

Vasco Rossi, 69 anni

Zocca, 14 ottobre 2021 - Vasco Nation. "Nelle canzoni mi arrogo il diritto di parlare d’un popolo" ammette Rossi presentando il nuovo album Siamo qui, sul mercato dal 12 novembre per tornare a battere la lingua sul tamburo di quella comunità, un tempo avremmo detto combriccola, cresciuta con Siamo soli e Siamo solo noi tatuate sull’anima. "Scrivo per i miei simili, per portare gioia, mentre in America, in Europa e soprattutto in Italia ci sono politicanti irresponsabili che sobillano la gente con la paura per qualche consenso in più".

Il Vasco di sempre, insomma, tagliente come la lama affondata dal ruggente XI Comandamento che sulla deriva sovranista e populista dei tempi dice "non puoi discuterci con l’ignoranza, conviene arrendersi ad oltranza" per poi passare da "ignoranza" ad "arroganza". "Non discuto più con gli ignoranti" sbotta Vasco. "Nel dialogo politico è giusto che ci sia una destra, ma non pericolosa come quella all’orizzonte. I toni di Meloni e Salvini sono divisivi e creano odio… Ho detto Meloni e Salvini? Cancellate subito!".

Diciottesimo disco quarantacinque anni di carriera, Siamo qui è un album bifronte in cui l’anima acustica delle ballad è nelle mani di Celso Valli ("perché in queste cose Celso è eccelso"), mentre la rabbia rock in quelle del giovane chitarrista Vince Pastano. Lui ne parla quasi senza prendere fiato per 43 minuti di filato, citando Nietzsche e Sartre, Heidegger e Umberto Galimberti o Byung-Chul Han, ma anche il Desiderio, godimento e soggettivazione di Jacques Lacan. E alla fine scherza "se sono ancora vivo io, c’è speranza per tutti".

Kom, quale sarebbe l’XI Comandamento?

"Non lo so, verranno a imporcelo loro, i populisti che incombono. Non gli basteranno leggi speciali, diranno qualcosa del tipo: ama Trump più di te stesso".

Intanto domani arriva in radio Siamo qui.

"È una canzone d’amore sulla condizione umana. Quella su cui poi ho costruito il resto dell’album concludendo il discorso iniziato tre anni fa dal singolo La verità. Il titolo originale era Siamo qui pieni di guai, ma il mio manager ha suggerito di togliere la seconda parte".

Come definirebbe questa nuova fatica?

"Un album “classic rock“ e quindi decisamente fuori tendenza perché, a differenza delle produzioni di oggi, suonato con strumenti veri. Volevo provare l’autotune, ma m’è stato fatto notare che sono troppo intonato per utilizzarlo. Come al solito ho usato poche parole perché poi è l’immaginazione che deve volare. Ovviamente sono responsabile di quel che dico e non di quel che capiscono gli altri".

Un po’ come ha detto dissociandosi dalle interpretazioni del suo amico Red Ronnie.

"Quando Red parla nei panni opinionista, gli capita a volte di trattare argomenti che non conosce tanto. A sentirgli dire che i testi dei rapper sono violenti e quindi istigano i giovani mi è sembrato di riascoltare Nantas Salvalaggio quando diceva che quello di Bollicine incitava alla droga perché parlava di Coca Cola. Ma io raccontavo i giovani di allora".

In tema di vaccini, non ha mai avuto dubbi.

"Non puoi convincere i No vax, loro hanno bisogno di pensare al complotto. Se ho mal di gola io prendo un analgesico, non chiedo consigli a un cretino su Facebook. Non ho consigliato l’uso delle mascherine, l’ho imposto a chi veniva a trovarmi per un autografo".

L’anno prossimo l’attendono undici mega show in dieci città.

"Eravamo pronti ad affrontare i festival nel 2020, ma abbiamo dovuto rimandare tutto al 2021. Poi questo disastro epocale a cui non avrei mai pensato di assistere in vita mia ci ha costretti a spostare pure quelli e sono andato un po’ in crisi. Ho provato a vedere i cavalli, i campi da golf, poi mi sono reso conto che senza musica non sono niente. Ho buttato, però, il cuore oltre l’ostacolo e sono convinto che l’anno prossimo riuscirò a farli questi concerti. Iniziamo il 20 maggio da Trento. Sperando che non nevichi".

Sul web ha ricoperto i Maneskin di elogi.

"Penso di essere il solo influencer di Instagram che lo fa gratis. A Sanremo Zitti e buoni mi è piaciuta un casino. I Maneskin mi hanno ricordato me ai tempi di Siamo solo noi. Ma trovo interessanti pure Blanco e Madame, che canta con la… e si sente".

I giudizi di una rockstar hanno un peso.

"Il consenso non lo formano gli artisti, ma i mass media. Berlusconi con tre televisioni mise in piedi un partito capace di raccogliere alle elezioni il 30% dei consensi. Gli artisti di loro non influenzano, ma si limitano a fotografare la realtà e se ti riconosci in una canzone è perché ci trovi qualcosa di tuo".

Qualcuno ora le dirà: torna a cantare.

"Pago le tasse fino all’ultimo centesimo e ho diritto a dire la mia. Non sono di quelli che hanno la residenza a Montecarlo, ma poi vengono a farsi curare in Italia".

La canzone che avrebbe voluto scrivere?

"Magari Je so’ pazzo. La Napoli di ieri era quella di Pino Daniele, oggi abbiamo la Napoli di Gigi D’Alessio".

Dal lockdown cosa ha imparato?

"A lavarmi le mani".