Venerdì 19 Aprile 2024

"Luminari e Nobel in cattedra contro il virus"

Bologna inaugura venerdì il Festival (online) della Scienza medica. Roversi-Monaco: "Idee e serietà, da qui parte la lotta alla pandemia"

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di Valerio Baroncini

Dalla finestra del suo ufficio, a Palazzo Fava, Bologna con i tetti rossi è un presepe visto dall’alto. E anche nei giorni più neri della pandemia – strade vuote, ambulanze, silenzio – Fabio Roversi-Monaco, presidente di Genus Bononiae non s’è mai perso d’animo: "O porti almeno una soluzione, o anche tu fai parte del problema", recita un quadretto alle spalle della sua scrivania. E il Festival della Scienza medica che si apre da venerdì fino al 17 ottobre sotto le Due Torri (attesi fra gli altri l’epidemiologo John Ioannidis da Stanford, il premio Nobel 2011 Bruce Beutler, il virologo Edward Holmes e Alberto Mantovani, riconosciuto come uno dei cento immunologi più influenti a livello internazionale) il problema del Coronavirus lo cerca di risolvere davvero: mettendo la lotta al Covid al centro dei temi, in tutte le sue sfaccettature, e con una edizione 2020 (la sesta, www.bolognamedicina.it) che sarà completamente in live streaming.

Presidente Roversi-Monaco, com’è nata l’idea di questa edizione online, una sorta di cenacolo telematico internazionale sul Covid?

"È un esperimento che facciamo, è la scelta migliore per stare al passo con i tempi, i ritmi e gli impulsi che vengono da tutto il mondo. Il web è un potente strumento e un Festival come il nostro può entrare a vele spiegate nell’ambito del telematicosocial, era un ingresso inevitabile: abbiamo creato una nostra piattaforma sfruttando al massimo le possibilità della tecnologia. Senza superficialità e organizzando un dibattito serio".

I cittadini durante la pandemia hanno iniziato a usare il web per approfondire davvero le tematiche, senza cadere nelle trappole dei siti pieni di fake news?

"La mia valutazione è 5050. È vero che i cittadini hanno acquisito conoscenze sulla salute e sulla tutela di essa in varie articolazioni, ma ci sono state anche molte pecche e cose che non hanno funzionato. Il Covid ha amplificato molte differenze".

Il programma del Festival su cosa sarà incentrato?

"Sul Covid, ovviamente, tema trattato con grande serietà e in tutte le sue sfumature. Si va da Ioannidis ad altri premi Nobel, epidemiologi che hanno anche idee diverse in materia. Va poi segnalata la presenza di Gilberto Corbellini, studioso della storia della medicina: in questi mesi è emersa con forza una maggiore richiesta di attenzione a quello che è stato nel tempo, perché spesso la storia consente di risolvere i problemi".

Un’altra tematica riguarda la salute mentale.

"La mente, il disagio, la psichiatria sono settori interessati moltissimo dalla pandemia. Cosa troveremo fra pochi mesi? E, anzi, cos’abbiamo già? La depressione e il comportamento umano sono argomenti legatissimi al Coronavirus. Poi ci sono i vaccini: ad esempio il Nobel Beutler si occupa di immunità e sarà molto interessante da ascoltare, ma anche Rino Rappuoli, italianissimo, ma all’Imperial College di Londra. L’altro nodo riguarda il management".

Sarebbe a dire?

"Le misure del contenimento del contagio sono state in parte improvvisate. Hanno imposto a tutti gli operatori del settore medico e all’intera società condizioni di vita e lavoro del tutto nuove e sono apparse inedite criticità. Penso a un certo dirigismo, rigidità che si adottano in emergenza e che non sono in consonanza con i diritti del cittadino".

Se dovesse dare un titolo al Festival?

"Beh, sarebbe questo: ‘Come le istituzioni dovranno attivarsi per proteggere i cittadini e come i cittadini dovranno inserirsi nel processo di maggiore educazione verso sanità e salute, impegnandosi a gestirsi’".

Intanto la ricerca scientifica va avanti, a grande velocità. A una marcia in più del Paese.

"Se il Paese avesse la stessa rapidità dei settori, ad esempio, farmaceutico o biomedicale... La ricerca non si è fermata anche quando i nascenti problemi sono stati trascurati da autorità pubbliche e dalla stampa".

Non le mancherà però il rapporto diretto, tra scienziati, autorità, cittadini e pubblico?

"Ne sono sicuro: ritorneremo ad avere un festival con il contatto fra persone, anche perché non si può fare a meno dei rapporti interpersonali. Sono fondamentali, per esempio, nel dare forza alla ricerca scientifica e all’applicazione pratica, tra uomini e donne con alti livelli di studio e di esperienza".

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