Venerdì 19 Aprile 2024

L’ultimo Leone: orrore e gloria a El Alamein

Antonio Ancora, 101 anni, ex paracadutista della Folgore, rievoca la battaglia del 1942: "I giovani ricordino sempre i nostri sacrifici"

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di Beppe Boni

"Mi chiamo Antonio Ancora, caporale del 185° Reggimento artiglieri paracadutisti, il 9 aprile 2022 ho compiuto 101 anni, ma le immagini di quei giorni, con la battaglia in un teatro di sabbia, il caldo infernale, i colpi di artiglieria, morti e feriti ovunque le ho ancora perfettamente impresse nella memoria. Certi capitoli della vita non si dimenticano più". Il paracadutista Antonio Ancora è uno dei due ultimi reduci viventi della Folgore che presero parte alla battaglia di El Alamein in Nord Africa, di cui il 23 ottobre ricorre l’80° anniversario. L’altro Leone della Folgore rimasto in vita, come vennero definiti i soldati italiani che combatterono nell’area della depressione di El Qattara, cento chilometri a ovest del Nilo, si chiama Luigi Compagnoni di Brescia, caporalmaggiore, stesso reparto. Per i paracadutisti El Alamein è un anniversario simbolo.

Antonio Ancora riavvolge il nastro della memoria. "Al fronte non esistevano amici ma solo fratelli. In quei momenti quando sentivi la morte vicina in ogni momento il pensiero non era a Dio o alla Madonna ma nei confronti di chi ti ha messo al mondo. Quando vedevi morire un amico accanto a te il grido di tutti noi era mamma aiutami. Tutti fratelli".

Ancora si arruolò volontario nei paracadutisti alla prima chiamata, poco dopo la fondazione della Folgore. "Entrai nel 1941, corso a Tarquinia con addestramento massacrante, lancio imbragati dalla torre di 70 metri. Lo feci perché era una novità, per ardimento giovanile in un momento in cui il sentimento di patria era molto forte. Poi in volo per l’Africa l’anno successivo. Prima ci addestrammo per 50 giorni nella campagna brindisina con l’obiettivo di lanciarci col paracadute su Malta. Ma poi fummo dirottati in Egitto. Cominciò male. L’aereo in volo verso Tobruk fu fatto atterrare in anticipo e ci fecero consegnare i paracadute. Subito non capimmo e volevamo rifiutarci. Poi ci fu spiegato che qualcuno fra i piegatori aveva sabotato le corde corrodendole".

Il caporale Ancora parla seduto in poltrona nella sua abitazione di Galatina in Puglia dove vive col figlo Pio e la nuora. "Ho ancora davanti agli occhi la morte di un amico. Stavamo sparando con i cannoncini 4732 dalla trincea. Lui accanto a me si chinava e prendeva le munizioni per il caricamento. Un colpo di mitragliatrice lo centrò mentre stava alzando il capo. Gli devastò il volto e lui gridava: Brucio, brucio, mamma aiutami... Lo vidi spirare accanto a me".

Poi un messaggio ai giovani di oggi: "Sappiano che ciò che hanno a disposizione è anche frutto dei sacrifici di chi li ha preceduti e che la Patria, con tutti i sui difetti, ti accoglie e ti protegge".

Domani la Brigata Folgore celebrerà l’anniversario di El Alamein alla caserma Gamerra di Pisa che ospita la scuola di paracadutismo dove sono passate intere generazioni di reclute per il battesimo dell’aria. Ci sarà anche il generale Marco Bertolini, figlio di un reduce di El Alamein oggi presidente dell’Associazione nazionale paracadutisti e già comandante del Centro interforze e della Brigata. "I valori di quella battaglia nel deserto contro forze soverchianti – dice – sono eterni e dimostrano il carattere degli italiani. Attenzione però: i paracadutisti non sono l’eccezione del valore dei soldati italiani in Africa Orientale. Certo, hanno dato qualcosa in più per essere stati gli ultimi ad arrendersi ormai decimati e stremati. Su 36 medaglie al valore 22 sono andate ai paracadutisti. È stata una battaglia persa ma di cui si deve andare orgogliosi".

La battaglia di El Alamein, evolutasi in tre fasi, culminata tra il 23 ottobre e il 6 novembre 1942, provocò la morte di 13.500 inglesi, 17mila italiani, novemila tedeschi dell’armata del feldmaresciallo Erwin Rommel e scrisse la parola fine alla minaccia italo-tedesca sul canale di Suez, consegnando il Mediterraneo agli inglesi.

Gli ultimi a cedere a El Alamein furono i paracadutisti della Folgore, tornati in poche decine. Insediati al margine della depressione di El Qattara, avevano di fronte il poderoso 13° corpo d’armata alleato. Resistettero per 13 giorni senza cedere un metro combattendo con le bombe a mano e le bottiglie incendiarie contro i carri armati Sherman. Winston Churchill, all’indomani della battaglia pronunciò una frase rimasta famosa: "Dobbiamo inchinarci davanti ai resti di quelli che furono i leoni della Folgore".

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