Mercoledì 24 Aprile 2024

Lucio Battisti, il Beatle italiano che conquistò il Paese

Oggi avrebbe compiuto 80 anni. Gli sopravvive la musica e non solo quella nata dalla collaborazione con Mogol

Lucio Battisti era nato il 5 marzo 1943 a Poggio Bustone ed è morto il 9 settembre 1998

Lucio Battisti era nato il 5 marzo 1943 a Poggio Bustone ed è morto il 9 settembre 1998

Ancora tu , Lucio. O meglio: ancora noi, che troviamo nei tuoi ottant’anni il pretesto per ricordare l’Italia che fu.

Ancora tu, Lucio. Chi ha una età per nuotare tra i flutti della memoria, beh, quasi quasi si commuove quando i ragazzi di oggi intonano 'La canzone del sole'. E beninteso hanno ragione loro, i giovani del millennio nuovo: suonano ancora Battisti, ascoltano ancora Battisti e se ne infischiano, legittimamente, del contorno, del contesto, del “come eravamo”.

Basta, per carità. E ve lo dice uno che su Lucio e il suo tempo ha scritto due libri. Eccomi qua: potrei, di nuovo!, scodellare aneddoti, titillare rimembranze, tormentarvi con le leggende oscure, del tipo Battisti non era fascista, anche i terroristi comunisti ascoltavano i suoi pezzi (vero: in un covo delle Brigate Rosse la polizia rinvenne l’intera collezione dei suoi album) e bla bla bla.

No, invece. Lucio è stato un gigante per ciò che artisticamente ha rappresentato. Per la qualità delle melodie. Per la suggestione delle armonie. Non è esagerato affermare che Battisti, venuto dalla campagna di Poggio Bustone, autodidatta alla chitarra con l’ausilio dello scemo del villaggio, ecco, non è esagerato affermare che Battisti è stato il compositore italiano più vicino, per talento e per stile, ai Beatles di Liverpool.

Di più: Lucio Battisti è stato il Beatle tricolore. Tra il 1968 e il 1980, basandosi sui testi del geniale Mogol, ha tessuto una trama di emozioni, sentimenti, convulsioni. Dopo, dico dopo Mogol e dopo il 1980, ha scelto, seguendo un impulso vagamente sovvversivo, di incidere canzoni volutamente lontane dalla sensibilità comune. A parte me medesimo (io i pezzi Battistiani sulle elucubrazioni letterarie di Pasquale Panella lì adoro), il Lucio senza Mogol non se lo ricorda nessuno. Ad ennesima conferma del vuoto della italica Sinistra salottiera: siccome avevano trattato da fascista il Battisti de “Il mio canto libero”, finsero tutti di delirare per la produzione panelliana. Poi ci vai tu intorno al falò a cantare “I sacchi della posta”, che pure è un capolavoro, al posto di “Emozioni”.

E insomma, Lucio, porta pazienza. Tu sei stato rigoroso, coerente, esemplare in una ossessione che ti voleva attento soltanto alla musica, alle note, alla interpretazione vocale. Ci hai voluto bene, con la tua arte popolare, senza dircelo. Del resto, amico mio mai conosciuto, “Amarsi un po’/ è come bere/ aiuta sai/ a non morire”. Grazie, Lucio. E perdona loro, eccetera eccetera.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro