Lucca Comics spera e osa. "È ora di ritrovare armonia"

“Hope“ è il tema dell’edizione 2022 dopo due anni condizionati dal Covid. Il direttore Vietina: "Fumetti e giochi come percorso di crescita collettiva"

Lucca, 2 agosto 2022 - Dopo un’edizione annullata (2020) per il Covid e una in versione ridotta (2021), torna dal 28 ottobre al 1 novembre nella consueta veste il Lucca Comics and Games; il più grande evento europeo e secondo al mondo dopo Tokyo dedicato a fumetto, gioco, videogioco, narrativa fantasy, manga, anime, cinema d’animazione, serie tv, cosplay; di cui da quest’anno media partner sono i quotidiani del nostro gruppo editoriale (Qn, Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno). Emanuele Vietina (nella foto) è il direttore di Lucca Crea, che organizza il festival.

Quest’anno come slogan avete scelto Hope, speranza, come si è arrivati una parola così densa di significato?

"Quello che noi chiamiamo il claim, il tema, è la narrazione del Lucca Comics & Games. Frutto di una autoanalisi interna, deve corrispondere ai media protagonisti del festival. Così se le grandi saghe della mitologia contemporanea sono esempi morali e la fantascienza prende una problematica odierna e la proietta nel futuro; racconti e fumetti rappresentano la speranza di un percorso di crescita verticale per il il mondo che ci circonda".

E i games?

"Il gioco da tavola tradizionale, quello per famiglie, insegna ai giocatori le regole del vivere democratico e della cittadinanza attiva. La speranza arriva con Showgames, l’iniziativa per sconfiggere le ludopatie proprio grazie al gioco d’autore".

Il claim cambia anno dopo anno, c’è un legame?

"C’è eccome. Anzi, è lo storytelling della manifestazione. Nel 2017 avevamo Heroes, dove eroe era chi partecipava alla manifestazione; nel 2019 Becoming Humans, l’anno dopo A riveder le stelle. Oggi con Hope rimettiamo la speranza al centro della mitologia contemporanea".

Sembra forte il legame con l’attualità.

"Sì, è come un viaggio dell’eroe che, dopo tante prove, ha guadagnato la consapevolezza e si trova ad affrontare l’ultima sfida: far ritrovare al mondo l’armonia perduta. È fin troppo ovvio che è stato il Covid a far perdere al nostro mondo l’equilibrio che oggi dobbiamo ritrovare".

Come cambia la città con la sua guida?

"Diventa un luogo unico con il festival, un territorio di produzione culturale. Perché posizionare il martello di Thor o l’uccello di fuoco di Hunger Games a Tokyo o a San Diego ha un senso, ma metterli di fronte a una chiesa romanica toscana può accadere solo a Lucca. Come solo a Lucca può accadere di giocare a Dungeon and Dragons in un vero ‘dungeon‘ (i sotteranei delle Mura, ndr) o ancora qui Netflix ha usato lo slogan Welcome to the Continent per lanciare The Witcher. Lucca non è solo una strada per una parata, qui ogni attività è pensata sartorialmente per vivere in modo totale un’esperienza".

E se il festival di Lucca fosse davvero un gioco, quale sarebbe il prossimo livello?

"Diventare ancora più internazionale. Perché, come diciamo noi, Lucca funziona per Lucca se funziona per tutto il mondo. D’altronde in Italia abbiamo vinto tutte le sfide e adesso ci giochiamo i mondiali".