Venerdì 19 Aprile 2024

L'estate di Luca Zingaretti: "Caso Aldo Moro, indago io"

Dalla Sicilia dove è impegnato nelle riprese della fiction del commissario Montalbano alle Marche dove dirige il festival: "Non mi fermo mai". La nuova sfida: "Racconterò le fake news sui migranti, perché sull’accoglienza anche la sinistra ha le sue colpe"

L'Italia senza Moro, tratta dal libro di Stefano Massini, è recitata da Zingaretti

L'Italia senza Moro, tratta dal libro di Stefano Massini, è recitata da Zingaretti

Roma, 24 giugno 2018 - L'estate di Luca Zingaretti è un’estate italiana. Dalla Sicilia alle Marche. Nell’isola sta ultimando le riprese dei prossimi episodi del commissario Montalbano, a Pesaro invece arriverà la prossima settimana per il «Pesaro Doc Festival», il festival sui documentari che dirige con somma soddisfazione.

Si è dato ai documentari?

«Da qualche anno a dir la verità – dice Zingaretti – credo che sia il mezzo giusto per approfondire diversi temi. E il genere ora gode di un certo rispetto. Basti pensare al successo di Rosi a Venezia con il ‘Sacro Gra’».

Che documentario girerebbe, se si potesse liberare da tutti gli impegni che ha?

«Uno sulle fake news che si dicono sui migranti e sull’emergenza accoglienza».

Di materiale ne ha già in abbondanza?

«Ma non sarebbe un documentario per dare addosso alla destra, gli errori su questo tema sono anche della sinistra che è stata incapace di intercettare quel grido di dolore che arrivava dal nostro Paese reduce da anni in cui la crisi mordeva ai polpacci delle persone. Ed è cresciuta la paura. Il vero errore della sinistra è stato dire: accogliamoli, ma senza spiegare il perché».

Dalla Sicilia dove sta girando i nuovi episodi di Montalbano lo sguardo sull’emergenza sbarchi è diretto. Senza mediazioni.

«Stiamo chiudendo il set proprio con un episodio dove il commissario va a fare una nuotata e recupera un migrante caduto in mare. Giriamo a pochi chilometri di distanza da Pozzallo ed è chiaro quanto sia grande questa tragedia umana che non può essere certo trattata come viene fatto in questi giorni».

Montalbano, sono quasi vent’anni di interpretazioni. Come sta il commissario e come sta Zingaretti?

«Il commissario sta bene. L’ho trovato molto pimpante. E io mi diverto ancora un mondo a fare questo ruolo, anche perché nessuno mi costringe, non ho contratti firmati. Lo faccio perché se è bello per un attore nell’arco di vent’anni cambiare personaggio, forse è ancora meglio, è un privilegio seguire un personaggio per così tanto tempo, avendo ancora uno scrittore vivente che modifica quel personaggio anno dopo anno. Adattandolo all’attualità, prova ne è che in questo ultimo episodio c’è la questione migranti».

Nel festival di Pesaro ha scelto di dedicare una giornata a due documentari su Aldo Moro e Sandro Pertini. Quanto mancano personalità del genere a questo Paese?

«A me mancano tantissimo, ma non è importante quanto manchino a me. Diciamo che dal Dopoguerra in poi c’è stato uno scadimento del dibattito: siamo passati da De Gasperi e Togliatti e Moro e Berlinguer, a Renzi e Berlusconi e ora a Salvini e Di Maio. I politici di un tempo avevano uno sguardo ampio, avevano una visione del mondo. E di questo si parlava».

Come la mettiamo invece col calcio, altra sua grande passione?

«Mi piace ancora tantissimo giocare a pallone, perché lo considero una scuola di vita. E a me ha dato tanto: il concetto di disciplina, lo spirito di gruppo e la capacità di lavorare in team, il rispetto delle gerarchie, anche quando magari non si è d’accordo con l’allenatore che è poi lui a decidere».

E arriviamo alla Roma invece, di cui lei è tifoso. Si era illuso con la semifinale di Champions?

«Vorrei capire che cosa vuol fare Pallotta. Adesso se ne va Nainggolan, forse parte anche Alisson. Sembriamo l’Udinese di qualche anno fa, valorizziamo e poi lasciamo partire. E quella semifinale vorrei che non fosse un’eccezione, cui attaccarsi. Come si faceva anni fa quando si vinceva un derby. Vorrei capire qual è il piano della Roma per il presente».

È un’estate mondiale questa, ma non per l’Italia. Tv spenta anche per lei?

«Ci ho provato a guardare il mondiale. Ma senza l’Italia è proprio triste. E non mi era mai successo da quando ero piccolo di ritrovarmi a non guardare un mondiale. Se non mi spiegavo prima tutte quelle lacrime dopo l’eliminazione con la Svezia, devo dire ora che la nazionale l’ha fatta davvero grossa».

Tra le riprese di Montalbano, il festival di Pesaro, sembra un’estate senza sosta la sua. Non rinuncerà mica alle vacanze?

«Assolutamente no. Devo portar via la mia famiglia. Perché mia moglie Luisa quest’anno ha lavorato tantissimo. E andremo nella nostra casa di Pantelleria. Un po’ di riposo ci farà bene. Ma prima porterò le mie figlie da solo in montagna».

Da solo con tutte e due le figlie, preoccupato?

«No. Loro stanno benissimo con me. Anche perché sanno che, visto che non cucino, si va quasi sempre al ristorante».

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