Lombardia regina dell’export: +11,8% Bene l’enoturismo

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di Michele Mezzanzanica

Un incremento dell’export che sfiora il 12% in un anno e volumi complessivi di vendita tornati ai livelli pre-Covid, nel secondo semestre del 2021. Numeri lusinghieri, quelli del vino lombardo, che si prepara all’assalto del Vinitaly (Verona, 10-13 aprile) con un padiglione regionale di 3.000 metri quadri, forte tra le altre cose dell’ampio stand di Ascovilo (l’associazione che riunisce i vari Consorzi di tutela) e della presenza autonoma di una sessantina di aziende.

"Nel 2021 abbiamo registrato un forte incremento delle esportazioni con un valore da 285 milioni di euro e un +11,8% sul 2020", fa sapere l’assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia, Fabio Rolfi che aggiuge: "In un contesto di incertezza globale e di evidenti difficoltà per le aziende agricole, causate dai rincari energetici e dalle conseguenze del conflitto in Ucraina, il mondo del vino lombardo sceglie di puntare su qualità e promozione, sia sul mercato interno che a livello internazionale".

Numeri e trend confermati dal Panel Unioncamere Lombardia che ha testimoniato "un buon risultato economico" con l’organizzazione di esperienze vitivinicole con i turisti, tra cui degustazioni in vigna e cantina, che hanno portato al settore una ventata d’ottimismo. Le vendite in volume sono "tornate al di sopra dei livelli pre-pandemia del 2019, con aumenti tendenziali a valore nel 2021 sia rispetto al 2019 che al 2020". L’aumento in valore sul dato 2019 è spiegabile in buona parte dalle ottime performance della classica bottiglia di vetro da 0,75 litri, che traina il comparto rispetto agli altri formati, assieme alle vendite nella grande distribuzione che si sono mantenute su buoni livelli. Ma al di là dei numeri, sicuramente importanti ma che da soli non spiegano tutto, è la percezione dei prodotti lombardi nel mondo del vino, sia italiano sia internazionale, a portare una ventata ottimismo alla Rosa Camuna. Dopo alcuni anni in chiaroscuro, in cui ha sofferto la spasmodica ricerca di vitigni autoctoni e la conseguente ascesa di varie zone vinicole della Penisola, la Lombardia sta riconquistando centralità.

La Franciacorta, regina delle bollicine italiane, resta il faro, ma altri territori si stanno facendo largo non solo a livello numerico. La Valtellina ad esempio, con la sua Chiavennasca, avrà ben tre vini in degustazione a Opera Wine, la prestigiosa anteprima del Vinitaly firmata Wine Spectator, la rivista di settore più autorevole al mondo. Ma soprattutto l’Oltrepò Pavese, una delle zone vinicole più grandi d’Italia, sembra aver finalmente imboccato la direzione giusta.

Il lavoro sul Pinot Nero di alcuni produttori illuminati e lungimiranti sta dando i suoi frutti, col risultato di un rinnovato protagonismo nella spumantizzazione e di un’inedita ribalta nella vinificazione in rosso del principe dei grappoli. E lo stesso percorso, anche se più in piccolo, sta avvenendo in chiave bianchista col Riesling. Insomma, la Lombardia ha preso a correre tanto e bene, per mostrare all’Italia e al mondo le sue tante sfaccettature, dal Nebbiolo delle Alpi al Lambrusco Mantovano, dalle eleganti bollicine internazionali ai terroir lacustri. Una regione che offre tanto, nel segno della qualità.