Sabato 20 Aprile 2024

L’italiano che sfidò il cielo: Baracca vola in tv

Il mito dell’aviazione da eroe della Grande Guerra alla tragica fine. Stasera su Raiuno il docufilm sull’Asso degli Assi con Beppe Fiorello

di Stefano Marchetti

"Plus haut! Plus haut! Su, su, più in alto". Ai primi di maggio del 1912 Francesco Baracca, giovane, brillante ed elegante ufficiale di Cavalleria da Lugo di Romagna, terra ravennate, saliva per la prima volta su un aereo, al centro di addestramento di Reims in Francia. Quelle incredibili macchine volanti, "più pesanti dell’aria", erano comparse sulla scena da poco tempo e l’entusiasmo di una Belle Époque di scoperte e di speranze già apriva larghi orizzonti: "È una cosa sorprendente volare, un sogno a occhi aperti vedermi scorrere di sotto gli alberi, le strade, la campagna", scriveva Baracca (allora 24enne) alla madre, la contessa Paolina Biancoli. "Sarai un poco preoccupata dei miei voli. Non preoccuparti, perché volo sempre con grande prudenza e con buoni apparecchi", la rassicurava. Anche se, nell’arco di pochi anni, Baracca si sarebbe trovato a volare nei cieli della guerra.

Aveva un’educazione umanistica (suonava anche il violoncello), era appassionato di equitazione (non a caso si era arruolato in Cavalleria), era sportivo, coraggioso, pieno di vita: Baracca divenne il primo eroe dell’aviazione militare italiana, l’Asso degli Assi, il mito de I cacciatori del cielo, come è stato intitolato il docufilm che Raiuno manda in onda stasera alle 21.30 per celebrare i cento anni dalla nascita dell’Aeronautica Militare, "una forza armata gloriosa, fiore all’occhiello per l’Italia", sottolinea il Capo di Stato maggiore, generale Luca Goretti. Dopo 34 vittorie aeree fra i piloti italiani della Grande Guerra, medaglia d’oro al valor militare, il maggiore Baracca morì il 19 giugno 1918 durante una missione sul Montello, presso Nervesa (Treviso), quando il suo Spad venne abbattuto. La sua tragica scomparsa – peraltro ancora avvolta in un’aura di mistero – lo proiettò definitivamente nel mito: "Per noi era tutto un’ala di guerra, cuore e motore, tendini e tiranti – proclamò Gabriele D’Annunzio nell’orazione funebre –. Ma oggi chi è più alato di lui?"

"Io sono emotivo e mi ha colpito il suo lato umano. Durante la guerra Baracca cercava sempre di colpire il simbolo nemico e mai l’uomo", confida Beppe Fiorello che è il volto dell’aviatore nella fiction tv che – anche attraverso filmati d’epoca – affronta temi universali come l’amicizia con Ruggero Piccio e i compagni di volo della Squadriglia degli Assi, i grandi sogni, l’amore. "Baracca è stato un pioniere anche dal punto di vista tecnico. Volava in condizioni assurde, con mezzi fragili e posti di guida molto stretti, rischiando la sua vita per studiare i meccanismi di sicurezza che utilizziamo oggi", aggiunge l’attore, colpito dalla forza di quell’uomo che era già così “avanti“. "Francesco Baracca ci racconta il coraggio, l’avventura, il desiderio di esplorare nuove frontiere del progresso. E la capacità di congiungere mondi: ispirò artisti, fu un faro anche per tanti sportivi", osserva Massimiliano Fabbri, direttore dell’affascinante Museo Baracca, allestito nella casa di famiglia dell’aviatore nel centro storico di Lugo. Il 2023 segna anche un altro importante centenario: il 17 giugno del 1923 un giovane pilota modenese, Enzo Ferrari, conquistò la vittoria sul circuito del Savio a Ravenna, e quel giorno la madre di Baracca lo volle conoscere e gli donò il Cavallino Rampante, lo stemma che decorava la fusoliera dell’aereo dell’eroe. "Lo tenga, le porterà fortuna", gli disse. Con la sua corsa, quel Cavallino attraversato due secoli.

"Finita la guerra, Baracca è diventato un esempio", annota Mauro Antonellini, storico lughese, autore di numerose ricerche. Ed è stato anche un emblema ideologico: il fascismo si appropriò della sua figura eroica per sostenere gli animi e gli ideali di Patria, "eppure Baracca ha volato più alto anche di chi ha cercato di strumentalizzarlo", aggiunge lo storico. Resta la sua figura, il suo sguardo acuto, il suo desiderio di staccarsi da terra per andare "plus haut, plus haut". Dritto nel futuro.

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