
Firenze, 4 novembre 2023 – "Senza la lunga storia di mecenatismo che contraddistingue il nostro Paese, l’Italia non sarebbe la culla della cultura e dell’arte occidentale che tutti conoscono. Senza la celebre eredità dell’elettrice palatina Anna Maria Luisa de’ Medici, oggi Firenze non sarebbe la città d’arte per eccellenza". Parola di Maria Vittoria Rimbotti, presidente dell’Associazione Amici degli Uffizi che quest’anno celebra il trentennale visto che è stata istituita nel 1993, in risposta alla strage mafiosa dei Georgofili che provocò terribili lutti e danneggiò gravemente le Gallerie e le opere contenute.
Presidente, come nacquero gli Amici degli Uffizi?
"L’attentato dei Georgofili, oltre a produrre morti e devastazione, ha rappresentato anche un momento di autocoscienza: la presa d’atto di dover tutelare e difendere la nostra preziosissima identità civica, sociale e storico-artistica. Fummo in tanti a reagire in maniera compatta, sentendoci in dovere di portare immediatamente il nostro fattivo contributo alla ricostruzione e rinascita contro la violenza inaudita di quell’attacco".
Fu la prima esperienza italiana, a livello nazionale, di Associazione “amica di un museo“?
"La direttrice di allora, Anna Maria Petrioli Tofani, grazie alle sue relazioni internazionali, ebbe l’idea di portare in Italia un’esperienza ancora inedita per il nostro Paese. Partendo dalla considerazione che occorreva rendere partecipi i comuni cittadini e non solo i grandi donatori, si decise di puntare su un micro-mecenatismo che facesse sentir tutti parte di una missione a beneficio della comunità. Così è stato all’indomani dell’attentato, quando privati e istituzioni si rimboccarono le maniche per far fronte alla ricostruzione. Tale è rimasto lo spirito in questi trent’anni, in cui siamo arrivati ad avere, ad oggi, oltre 2.700 iscritti. Se oggi la nostra associazione è considerata tra le realtà filantropiche più importanti d’Italia e d’Europa il merito è stato grazie a quell’intuizione".
Il modello della donazione dà particolare attenzione all’individuo: in che senso?
"Non è tanto importante la cifra, quanto il gesto per essere protagonisti di un processo che incide nello sviluppo sociale e culturale del Paese. Lavorando con persone che vogliono impegnarsi verso obiettivi che non siano la rendita o profitti d’immagine. Questo è il senso che diamo al volontariato. Un valore alto e nobile, che non è stato superato dai tempi, ma anzi è più vivo che mai"
In trent’anni quanto avete raccolto? Quale è il valore aggiunto del mecenatismo?
"Oltre 10 milioni di euro dal 1993, fra attività, servizi, acquisti di opere e restauri complessi. In questi trent’anni l’Associazione ha restaurato dipinti, arazzi, marmi antichi. Ha realizzato oltre 20 acquisizioni e donazioni, il riallestimento delle Sale del ‘600, di Michelangelo, Raffaello e di Leonardo e più di 25 mostre. Sono orgogliosa del lavoro fatto, ma non solo in termini economici. Il messaggio forte del mecenatismo è il valore dell’aggregazione, il presidio di una comunità di persone a tutela delle istituzioni culturali come luoghi della nostra identità".
Il gemellaggio americano come è nato?
"Dal 2006 abbiamo creato e siamo sostenuti dalla nostra consorella statunitense Friends of the Uffizi Gallery, con sede a Palm Beach, in Florida. Grazie al loro apporto e alla loro generosità, abbiamo arricchito le collezioni delle Gallerie e finanziato importanti restauri, come ad esempio la Sala di Bona, un vero e proprio gioiello incastonato tra gli ambienti di Palazzo Pitti, restituito al pubblico grazie alla filantropa americana Veronica Atkins che ha donato oltre un milione di dollari".
Previsti nuovi “gemellaggi“?
"Intendiamo rivolgerci anche al Medio Oriente, all’India e all’Estremo Oriente: una novità assoluta. Porteremo ad ogni latitudine la grande storia di mecenatismo che contraddistingue il nostro Paese".
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