Venerdì 19 Aprile 2024

Liga infiamma Campovolo: questa è la mia vita

Il rocker festeggia il trentennale della carriera dopo lo stop di due anni per Covid. Ringrazia i 103mila fan: "Emozioni che non cambierei mai"

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di Andrea Spinelli

"Fra San Pietri e Madonne, fra progresso e peccato" l’Italia di Ligabue continua a celebrarsi sotto la luna di Campovolo. "Buonanotte all’Italia era e rimane una lettera d’amore. Mi rendo conto invecchiando di essere sempre più sentimentale – spiega Ligabue –: provo amore ma anche disprezzo per le cose che non funzionano. Un doppio sentimento che mi fa sentire legato a questo Paese nonostante tutto". Il suo Paese e la libera repubblica di Campovolo: rispettando la cadenza quinquennale imposta dalle celebrazioni di un primo album uscito nel ’90, il genetliaco intitolato 30 anni in un (nuovo) giorno avrebbe dovuto trovare la sua pioggia di coriandoli già nel 2020, ma ci si è messa di mezzo la pandemia a rimischiare le carte. Finché la festa per la fondazione della libera repubblica dell’idolo di Correggio si è tenuta ieri sera nella sua nuova sede, la Rcs Arena ricavata all’interno dell’aviosuperficie di Reggio Emilia, davanti a 103 mila patrioti.

Era la quarta volta che Luciano festeggiava Ligabue davanti al suo popolo. E su quella storia riavvolta "di canzone in canzone, di casello in stazione" con l’amico-principe Francesco (De Gregori) mentre sullo schermo scorreva l’Italia dei sorrisi di Eduardo, Falcone e Borsellino, Magnani, Pino Daniele, Pertini, Sordi, Dalla, Carrà, Paolo Villaggio, Sandra e Raimondo, Battiato, la Vitti, Marco “Sic” Simoncelli, Papa Francesco, hanno garrito per tre ore le bandiere del Campovolo con l’icona del suo fondatore, e quella della pace issate a inizio maratona dall’amico-manager Claudio Maioli.

"Ventitré anni fa il singolo Il mio nome è mai più fu fatto con un totale coinvolgimento sentimentale per affermare la nostra posizione. In quel momento la temperatura emotiva era altissima, come lo è anche ora. Oggi quella operazione, che portò con i ricavati a costruire con Emergency ospedali in zona di guerra, sarebbe più complicata da realizzare per il declino dei supporti fisici ma resta importante il messaggio, perché la posizione rimane la stessa" aveva spiegato il Liga prima di darsi in pasto ai fan. "Quando vedo che la spesa mondiale per le armi lo scorso anno ha battuto il record di tutti i tempi, non posso che affliggermi pensando a quanto la nostra tanto decantata civilizzazione sia in realtà una regressione verso non so cosa. Ho sempre di più la sensazione che tutto questo armarsi costituisca l’innesco di una bomba".

Costretto a dare forfait all’ultimo momento per il riacutizzarsi dei dolori dopo la caduta dal palco allo show milanese dei Litfiba, Piero Pelù non ha potuto mantenere la promessa di raggiungere l’amico per cantare insieme sul palco la stessa Il mio nome è mai più: il suo posto l’ha preso Mauro Pagani.

Accompagnato dai tre amori musicali della sua vita, Il Gruppo, i ClanDestino e La Banda, Luciano in coda a quella Musica ribelle condivisa ieri sera col mentore Eugenio Finardi ("Era il 1990 e dopo il primo album iniziai i primi concerti fuori da qua. Il primo che aprì a Milano fu di Finardi. Musica ribelle è un grande pezzo, una chiamata a darsi da fare. Un omaggio giusto per chi negli anni ’70 dimostrava che si poteva fare la musica d’autore con spirito rock") non ha dimenticato l’omaggio a Luciano Ghezzi, bassista degli stessi ClanDestino scomparso due anni fa.

Ospiti del Liga ieri sera anche Elisa, Bertè e Gazzelle. Se l’incontro con quest’ultimo (scoperto sui social e grazie al produttore Federico Nardelli) nel duetto de L’amore conta ha rappresentato un po’ una scommessa, Ho smesso di tacere con Loredana e A modo tuo con Elisa hanno introdotto nella maratona quote rosa inusitate finora nelle celebrazioni dell’epopea.

"Ci tengo un bel po’ a questo posto – ha detto Liga – e sono felice di inaugurare questo nuovo spazio che non è mio, come si favoleggia in città. Io ho solo condiviso l’idea. Direttore artistico? Non è nei miei piani, ma spesso ho fatto anche cose che non avevo preventivato". Un bilancio dei suoi 62 anni? "Il Covid ha avuto effetti su ognuno di noi. Per la prima volta, in astinenza da concerti, mi sono fermato a guardare indietro, a ciò che ho vissuto finora. La conclusione: “non cambierei la mia vita con nessun’altra“". Non a caso, il titolo dell’inedito regalato in apertura ai 103mila.

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