Licantropi e serial killer "Nel cuore nero delle fiabe"

Lucarelli svela il lato horror (e vero) delle storie più amate dai bambini "Avete presente “La bella e la bestia”? Racconta la malattia di un nobiluomo"

di Barbara Berti

"È la curiosità che ti porta a voler sapere cosa c’è nella pagina dopo, ti fa voltare la pagina e continuare. Nel thriller questa curiosità diventa predominante e importantissima. Se non c’è, allora non funziona". Parola del giallista Carlo Lucarelli che stavolta ci racconta le favole a modo suo: da lunedì 15 febbraio, alle 21,15 su Sky Arte (e in streaming su Now Tv) debutta con le 8 puntate di In compagnia del lupo. Il cuore nero delle fiabe.

Lucarelli, passa dai romanzi gialli alle fiabe noir?

"Sì, per otto appuntamenti indagherò nel cuore nero delle fiabe, portando alla luce risvolti insoliti, talvolta terribili e spaventosi che si celano al loro interno, nella vita dei loro autori, nei fatti di cronaca che le hanno ispirate, nei costumi delle epoche in cui sono nate".

Ma tutte le fiabe hanno un cuore nero?

"Questo non è un segreto, le fiabe da sempre hanno una versione horror. Solo il “c’era una volta” iniziale fa presagire a un qualcosa dai risvolti misteriosi. Credo che le fiabe del nostro tempo, o per lo meno quelle della mia generazione che si ascoltavano anche nel mangiadischi con la canzoncina iniziale, abbiano tutte sfumature horror e solo all’apparenza siano storie per bambini. Personalmente ho sempre ammirato questo lato delle fiabe, una concezione un po’ terroristica di una certa pedagogia le riempiva di mostri e fattacci di sangue che hanno sempre fatto fare un salto sulla sedia a tutti i bambini".

Quale era la sua fiaba preferita?

"Pinocchio è in assoluto un capolavoro della narrazione. Mi ricordo che mi piaceva molto una fiaba dal titolo tremendo La grotta dei bambini di pietra ma non ricordo la storia, era talmente paurosa che l’ho rimossa".

È stata quella fiaba a farla avvicinare al noir?

"Beh, le fiabe sono letteratura noir: vengono raccontate in modo inquietante, con suspense e colpi di scena e al tempo stesso danno uno spaccato storico e sociale dell’epoca in cui sono state scritte. Magari, involontariamente, sono il genere letterario precursore del noir di oggi". Prendiamo Cappuccetto rosso: il cattivo è il lupo, giusto?

"Ma dietro si nasconde l’ossessione seicentesca per la licantropia: la fiaba ha la capacità di raccontare l’ossessione per i lupi mannari e per la caccia alle streghe che esisteva in Francia ai tempi in cui è stata scritta. Mai avremmo immaginato da bambini che nelle fiabe, oltre al lupo, agli orchi e alle streghe, potesse esserci qualcosa di ancora più pauroso e inquietante. E invece c’era, anche se rimaneva nascosto: la realtà".

E Barbablù?

"È diventato un archetipo: Barbablù, l’uomo che nella fiaba uccide una dopo l’altra le mogli disobbedienti, si ispira alla vita di Gilles de Rais, il serial killer vissuto in Francia nel 1400".

Le fiabe, quindi, sono storie vere?

"Sì, spesso sì, per esempio La bella e la bestia. Dimentichiamo il capolavoro Disney e concentriamoci sulla bestia, cioè Pedro Gonzales il nobile spagnolo del Cinquecento che aveva una ipertricosi congenita generalizzata, cioè un’eccessiva peluria su tutto il corpo. Insomma, era considerato un selvaggio. Come personaggio rappresenta, quindi, il diverso".

Dopo le fiabe, nuovi misteri? "Nessun mistero: è in lavorazione la nuova stagione della serie La porta rossa mentre tra poco vedremo in tv le nuove avventure dell’ispettore Coliandro che abbiamo già girato a Bologna".

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