
Proiettore Super8
Non immaginate quante volte mi sono sentito ripetere: "Se le racconto la mia vita, lei scrive un romanzo!" Solitamente rispondo che, essendo già impegnato a scrivere i sei romanzi che posso tirare fuori dalla mia, invito il mio interlocutore a chinare il capo e, a testa bassa, scrivere da solo il racconto della sua esistenza. Questa risposta non è dettata dalla spocchia dell’anziano scrittore, ma dalla più sincera verità. Ogni vita merita d’essere vissuta, recita un adagio. E ogni vita – aggiungo io – ha le caratteristiche per essere raccontata. Certo, non tutte meritano la gloria della pubblicazione di massa, ma ciascuna rappresenta un piccolo scrigno familiare da rileggersi per generazioni.
Abbiamo già affrontato su queste pagine l’importanza di lasciare memoria scritta del proprio passaggio in questo mondo. Oggi vorrei sottolineare il piacere che si prova – dopo aver abbandonato presunzioni, asti, rancori, vendette e amori – a raccontare con entusiasmo che cosa è stato a chi verrà o a chi ha la curiosità di conoscerci. È come tirare fuori il vecchio proiettore Super8 e, accompagnati dal ronzio della macchina, ammirare traballanti scene di famiglia immersi nel silenzioso buio della stanza.
Nella maggior parte dei casi si tratta di momenti di valore soggettivo che faranno sbadigliare gli spettatori estranei alla cerchia domestica. Ma, a volte, nelle immagini si specchia la storia di generazioni, sentimenti comuni, ricordi oggettivi. La proiezione diventa, così, interessante e la trama assume le caratteristiche di un’avventura comune. Capace di far sognare tutti, di accendere ovunque ricordi e sentimenti. Si trasforma in realtà la convinzione che ogni vita sia abbastanza ampia da contenere un romanzo.
E quel romanzo così piccolo, nato magari tra le pareti di una casa come tante, cresce sino a diventare patrimonio della collettività. Ma, anche se lo scritto non decolla, la traccia è comunque un solco da semina per chi crescerà con quei germogli. Tutto sta nell’avere il coraggio e la perseveranza di lasciare memoria degli eventi. È sufficiente un po’ di capacità con le parole e tanta perseveranza. Poco importa il lessico sottile: le vite nascono tutte grezze e si raffinano con il contatto con il prossimo. Da evitare, se possibile, che le righe vergate diventino il campo di battaglia dove regolare i conti con l’amico infedele o con lo zio avido.
La trattazione, più distaccata possibile, della vostra ‘vita da romanzo’ fa bene alla vostra anima e alla vostra mente. Scrivere rilassa, allontana le angosce e fa volare il pensiero. Scrivere di chi ci è vicino non è un compito facile, ma aiuta a tributare ai nostri cari e a noi stessi quella piccola fetta di storia che, sicuramente, meritano. Provateci!