
Margherita di Savoia (1851-1926) fu la prima regina consorte del Regno d’Italia, poiché la moglie di Vittorio Emanuele II, Maria Adelaide d’Austria, era morta nel 1855, prima della proclamazione del Regno nel 1861
Per molti di noi Margherita di Savoia è poco più di un nome: quello di una piazza, di un corso o ancora, quello della pizza più famosa, la pizza Margherita. Sorte ingiusta per una donna che pure ha scritto un pezzo della storia d’Italia e che tanto ha lavorato nell’ombra per costruire la coscienza del nostro Paese. Da questo cantuccio polveroso l’ha salvata Alessandra Selmi, già autrice di Al di là del fiume, romanzo dedicato alla famiglia di industriali Crespi. Con il suo romanzo La prima regina (editrice Nord), Selmi alza il velo sulla storia di questa donna diventata regina d’Italia e sposa di Umberto per un crudele gioco del destino.
L’Autrice si sofferma sul privato di Margherita, sul suo “recinto”: un’esistenza in cui nulla che non sia rigidamente codificato dal cerimoniale di Corte le è permesso. Vive sorvegliata a vista, e non le è permesso di desiderare o di sperare qualcosa che non sia previsto dal suo ruolo. La giovane sovrana è ben cosciente dei suoi doveri; nello stesso tempo, desidera essere apprezzata non solo dalla corte, ma soprattutto dal marito, quell’Umberto di Savoia che invece le preferisce Eugenia Litta, la sua amante. All’esterno la regina appare inespressiva, controllata, persino algida, incapace di emozioni: una perfetta, decorativa moglie di un Re. Dentro, Margherita vive un tumulto di emozioni che l’Autrice riesce a rappresentare in maniera profondamente realistica.
Alessandra Selmi esplora la dimensione privata della Regina con grande delicatezza ed equilibrio, senza sensazionalismi: Margherita è una donna sensibile e curiosa che impara a far affidamento sulle sue forze per venire a patti con la solitudine, capace di gestire le ciniche dinamiche di potere nella corte dei Savoia e, nel medesimo tempo, in grado di farsi amare con gesti di spontaneità dal popolo minuto.
Attraverso lo studio attento della biografia di Margherita, e grazie a una ricostruzione meticolosa degli ambienti e degli usi sociali e a una scrittura solida e appassionante, Alessandra Selmi ci regala una storia di consapevolezza e di crescita personale che coinvolge il lettore e lo sorprende, e che restituisce con chirurgica precisione la dimensione privata della vita della Corte italiana nell’Ottocento.
Ma non solo: in questo romanzo scritto in maniera nitida e raffinata, c’è anche un’altra figura. È Nina, una piccola serva analfabeta che vive al seguito della corte: una figura d’invenzione, certo, ma vivida, realistica, che rappresenta un omaggio a tutte le donne che, faticosamente, hanno provato ad affrancarsi da uno stato di sudditanza per diventare padrone del proprio destino attraverso l’istruzione.
Nina è l’immagine speculare ed opposta di Margherita: libera degli obblighi e delle pastoie di una corte pronta a giudicare e condannare, ma schiacciata da una miseria che è prima di tutto uno stigma sociale, Nina compie un cammino che la porta a confrontarsi con una dimensione politica e culturale e le apre nuove prospettive sul futuro. Comprende che il bene più prezioso non è solo l’indipendenza economica ma soprattutto quella del pensiero.
Un romanzo denso, vitale, che sta finalmente restituendo la voce a donne che, per troppo tempo, sono restate nel silenzio e che finalmente oggi tornano a raccontarci la loro parte della storia del nostro paese.