
Immagine generata da Gemini
Scrivere un semplice racconto non è frutto di un momento magico dettato dall’ispirazione. Certo, ci vuole anche quella, ma per creare attenzione e tensione narrativa in chi leggerà, molte sono le variabili che entrano in gioco: originalità, perseveranza, precisione, verosimiglianza, sorpresa, attenzione, meraviglia e mille altre ancora. Se tanti sono gli ingredienti per ben condire un racconto di poche righe, immaginate il castello che l’autore costruisce attorno al romanzo. Tutto pare facile, visto dall’esterno: ci si siede, s’impugna lo strumento di scrittura e le parole si susseguiranno come un fiume in piena sino alla fine. Mi dispiace deludere chi così pensa.
Le fasi di stesura sono assai più delicate: tutto deve quadrare come i tasselli di un puzzle che, spesso, faranno scoprire il disegno finale solo quando avrai incastrato l’ultimo.
Questo accade ammesso che tutto proceda – caso più unico che raro – senza intoppi. Ma che fare quando ci si trova alle prese con lo spettro di ogni persona che si accinge a scrivere per lavoro o per diletto? Si chiama sindrome della pagina bianca. Ovvero, il blocco dello scrittore.
La schermata vergine diventa un baluardo insormontabile e ogni tentativo di riempirla d’inchiostro (elettronico) serve solo ad accumulare frasi da cestinare. Non ve la prendete. Capita a tutti quelli che cercano di inanellare parole con senso compiuto per qualsivoglia fine. Soprattutto: niente panico! Più ci si incaponisce e più diventa difficile.
Alzatevi, prendete una boccata d’aria, fate una telefonata, una chiacchiera con qualcuno: è la pagina che deve assecondare i vostri comodi e non viceversa. Se posso permettermi, vi dico che cosa faccio io nelle rare occasioni di blocco. In un primo momento abbandono la sfida: mani in alto mi allontano dalla tastiera e, come un codardo in singolar tenzone, fingo una resa senza condizione. Tutto è frutto dei meandri della mente. Anche la pagina lo sa e se ne approfitta. Il suo delirio di vittoria le fa, dopo un po’, abbassare la guardia. Ecco il momento per tornare all’attacco e assalire quel foglio intonso con parole, magari diverse da quelle del romanzo al quale sto lavorando: un articolo per il giornale, l’inizio del racconto che avevo in mente, stendere appunti per una ricerca.
Nella maggior parte dei casi tocca alla pagina gettare a quel punto la spugna (bianca) e aprirsi alla cascata di parole dell’autore. Non nego che vincere il blocco dello scrittore è sempre una grande soddisfazione che regala un buon numero di nuove pagine senza ulteriori intoppi.
Avanti a testa bassa e… buon lavoro!