Venerdì 11 Luglio 2025
ANNA MANGIAROTTI
Libri

La donna che sussurra agli alberi: "I boschi e le foreste siamo noi"

Paola Favero, già colonnello dei carabinieri forestali: "È l’umanità che ha bisogno della natura, non viceversa"

Un’immagine simbolo della deforestazione in atto. Nella foto in alto a destra, Paola Favero

Un’immagine simbolo della deforestazione in atto. Nella foto in alto a destra, Paola Favero

Nel Corpo Forestale dello Stato, fino allora riservato ai maschi, Paola Favero entrò nel 1987, diventando alla fine della carriera colonnello dei carabinieri forestali. Cosa poteva spingere una donna a intraprenderla?

"Eravamo 16: le prime donne a unirsi a questi difensori del patrimonio forestale italiano, nel Corpo che conta 150 anni di storia, e nel 2017 è stato soppresso. I forestali, tranne nelle regioni autonome, sono transitati nell’Arma dei Carabinieri".

Studi propedeutici?

"La laurea in Scienze forestali, certo. Ma, a parte la passione per la montagna, che mi spingeva ad arrampicare già a 15 anni, era stato il professore di filosofia del liceo a indirizzarmi verso l’ecologia, e verso Konrad Lorenz, padre della moderna etologia".

Molti anni nel Corpo le hanno fatto acquisire conoscenze e competenze.

"Ho gestito boschi, seguito indagini di carattere ambientale, fatto progetti e attività di educazione e divulgazione ambientale, soprattutto attraverso l’Ufficio per la biodiversità. Di boschi e foreste a rischio per la crisi climatica continuo a occuparmi, ora, scrivendo e tenendo conferenze.

L’ultimo libro, La foresta racconta. Storie di alberi, uomini, animali (Hoepli), è un excursus anche nella Storia.

"Le tracce che l’uomo ha lasciato nel bosco, e si possono vedere in ogni popolamento forestale, le racconto nel primo capitolo portando nella meravigliosa faggeta del Cansiglio, un’eredità della Serenissima Repubblica di Venezia, che alla cura del patrimonio boschivo e del territorio in genere pose un’attenzione senza eguali. Dagli esempi del passato, all’oggi: spesso il bosco è visto solo come una merce".

L’ultimo capitolo spalanca infatti luoghi straordinari, sconvolti da orrori...

"Luoghi dove sono stata attratta da un romanzo fantastico: Il mondo perduto di Arthur Conan Doyle. Che aveva preso ispirazione dalla conquista, nel 1884, del Tepui Roraima, sulla cui sommità passa il confine tra Venezuela, Brasile e Guyana. Là ho visto consorzi vegetali unici, che ci riportano alla Preistoria. Ma dal Tepui il mio sguardo è sceso giù, verso la volta verde dell’Amazzonia, dove anche i popoli indigeni, custodi della foresta, sono minacciati".

Da chi?

"Dai tagliatori di alberi che stanno distruggendo enormi estensioni di foresta, e dai garimperos, i minatori abusivi che utilizzano il mercurio per separare l’oro, inquinando i fiumi e provocando morte e malattie nei villaggi. Per non parlare poi degli immensi incendi dolosi che percorrono ogni anno l’Amazzonia".

Perché questo ci riguarda?

"Là io ho compreso l’immenso abbraccio della grande foresta amazzonica che attraverso l’aria, la pioggia, le nuvole è collegata agli alberi di tutto il pianeta, in un unico meraviglioso ecosistema che dona vita. Da Davi Kopenawa, capo spirituale degli indigeni che percepiscono ancora la foresta come casa, essenziale alla vita della Terra, ho imparato che bisogna guardare lontano".

In Italia, qualcuno con gli alberi parla: il forestale Fabio Clauser, 105 anni, protagonista di una storia del libro, che alle foreste riesce a dare voce, correggendo tanta disinformazione.

"Fabio Clauser ci ricorda che l’uomo ha bisogno del bosco, e non viceversa, come spesso si sente dire. Dovremo essere più attenti e consapevoli, considerando i boschi per tutti i servizi che ci offrono, e non solo per la legna da ardere o il legname che producono. I boschi contribuiscono a assorbire la CO2, ma sono fondamentali anche per mitigare il clima, creare riserve d’acqua, trattenere frane e valanghe, regalarci ambienti di benessere, conservare la biodiversità, servizi difficilmente monetizzabili. Oggi si vuole invece sfruttare il bosco per produrre energia, per esempio nelle centrali a biomassa: una follia! Il legno non è rinnovabile, un albero impiega anni per ricrescere, e nel contempo la combustione produce CO2 e inquina".