Martedì 8 Ottobre 2024
Costanza Chirdo
Libri

Il libro come un album di famiglia: Mia sorella era una brigatista

Gianluca Peciola nel vodcast di Giulia Carla De Carlo per QN “Il Piacere della Lettura”

“Come si diventa grandi, come si trova la propria strada, quando metà della tua vita si rivela essere una menzogna?”. Gianluca Peciola prova a rispondere a questa domanda nel romanzo La linea del silenzio (Solferino), in cui ricostruisce la sua storia e la storia dell’Italia nel periodo degli anni di piombo. “È stato un richiamo profondo – spiega l’autore, intervistato da Giulia Carla De Carlo per il vodcast di QN “Il Piacere della Lettura” –. Ho sentito la necessità di andare a capire quali aspetti del mio passato mi tormentavano quando volevo ricostruire il rapporto tra mia madre e mio padre».

Il padre di Peciola è morto quando lui era piccolo e in famiglia se ne parlava poco, e sempre in modo un po’ vago. “Dovevo fare pace col passato – spiega l’autore –. Quel passato da cui mi arrivavano domande a cui non riuscivo a rispondere: che tipo di rapporto c’era tra mio padre e mia madre? Ero stato voluto? Perché mio padre non mi ha riconosciuto come figlio?”.

La copertina dell'ultimo libro di Gianluca Peciola
La copertina dell'ultimo libro di Gianluca Peciola

Un groviglio di domande che si è fatto ancora più intrecciato quando Peciola ha scoperto, su rivelazione della madre, di essere figlio di suo zio. "Mia madre mi disse di non dirlo – racconta –. Così mio padre divenne anche una figura costruita attorno alla menzogna”. Peciola racconta come il rapporto con sua madre sia cambiato da allora, come lui si sia sentito di dover proteggere lei, e come tutto ciò gli abbia provocato “quel sentimento di rabbia” che ha poi dovuto affrontare anni dopo: “In queste circostanze ai bambini viene chiesto un compito più grande di loro – dice –. La protezione dovrebbero svolgerla i genitori nei confronti dei figli, non viceversa”.

“Ovviamente questo è un romanzo – continua – quindi per raccontare i momenti storici ho usato spesso la metafora dell’archeologo: cercare le testimonianze del passato, trovare una traccia e iniziare un lavoro sia scientifico che di astrazione”. E qui si riferisce alla descrizione del rapporto con sua cugina, e sorella, Laura (Anna Laura Braghetti, tra i responsabili del rapimento che poi ha portato all’uccisione di Aldo Moro, ndr): una relazione complicata dai silenzi, ma soprattutto dalle sbarre del carcere in cui lei era rinchiusa perché brigatista rossa.