Sabato 19 Luglio 2025
Raffaele Marmo
Libri

Fu Churchill l’ora più buia di De Gasperi. Sangue, scandali e macchina del fango

Attraverso i documenti declassati ora in Gran Bretagna, Fasanella svela gli agguati di Londra al leader cattolico

Attraverso i documenti declassati ora in Gran Bretagna, Fasanella svela gli agguati di Londra al leader cattolico

Attraverso i documenti declassati ora in Gran Bretagna, Fasanella svela gli agguati di Londra al leader cattolico

Roma, 23 giugno 2025 – Quale è la maledizione italiana che ha ferito e ferisce ancora i tentativi di far valere la nostra sovranità e il nostro ruolo a livello internazionale?

"È il destino che ha accomunato molti dei grandi statisti e leader politici del nostro Paese che hanno incarnato un’idea forte dell’interesse nazionale, l’hanno radicata in una visone strategica e l’hanno perseguita in un contesto internazionale per noi off-limits (Mediterraneo, Africa, Medio Oriente), entrando in rotta di collisione soprattutto con l’impero britannico. E hanno fatto tutti una brutta fine, costretti a uscire di scena prematuramente: chi per morte violenta, chi attraverso la macchina del fango, chi per un“provvidenziale” intervento divino", – a spiegarlo è Giovanni Fasanella, giornalista e scrittore di lungo corso, autore con Mario José Cereghino del documentato saggio La maledizione italiana (Fuoriscena libri).

Il cuore del vostro ultimo lavoro è costituito dalle operazioni inglesi contro De Gasperi e la sua classe dirigente del primo Dopoguerra. Perché e come si colpisce De Gasperi?

"Sono gli stessi inglesi a raccontarci attraverso i loro documenti politico-diplomatici, declassificati di recente e consultabili negli archivi di Stato londinesi, perché consideravano De Gasperi un problema e come lo risolsero. Nel decennio del suo ciclo politico (1944-’54), il leader cattolico rappresentava al meglio le aspirazioni della classe dirigente di un Paese bisognoso di risollevarsi dalle rovine della guerra".

Che cosa non accettano gli Inglesi?

"Da un lato, l’unità nazionale e il compromesso democratico con il Pci come condizioni per il passaggio al post-fascismo attraverso la Costituzione repubblicana. Dall’altro, il rapporto privilegiato con gli Stati Uniti per ricostruire la propria economia e ritagliarsi un ruolo internazionale attraverso l’adesione alla Nato, un seggio all’Onu, la presenza nei progetti di difesa europea e mediorientale. Non c’era uno di quei dossier della politica interna e internazionale su cui la Gran Bretagna non fosse ostile all’Italia. Per Churchill, l’irrilevanza della Penisola era una condizione per esercitarne il totale controllo politico".

Quando e come la situazione precipita?

"Agli occhi inglesi, la posizione di De Gasperi si aggravò irrimediabilmente tra la fine del 1951 e il 1953, quando il governo italiano armò il golpe militare di Nasser in Egitto e appoggiò la guerriglia lungo le sponde del canale di Suez, controllato dalle truppe britanniche. Un’onta imperdonabile per Winston Churchill, che intanto era tornato al governo. Ancora più imperdonabile dopo il rifiuto di De Gasperi di aderire all’embargo decretato contestualmente da Londra contro il Cairo e contro l’Iran di Mossadeq, che in quello stesso periodo aveva espropriato la compagnia petrolifera inglese. “Ci sarà un modo per far capire agli italiani, alleati di infimo ordine, quanto ci disturbano certe loro iniziative!“, tuonò Downing Street".

A quel punto che cosa accadde?

"In Italia esplosero due scandali: il caso Wilma Montesi, la ragazza trovata morta su una spiaggia del litorale laziale; e le lettere apocrife di De Gasperi, pubblicate dal Candido, dalle quali appariva che il leader democristiano nel 1944, quando Roma era ancora occupata dai tedeschi, aveva chiesto agli alleati di bombardare la città per indurre la popolazione civile a insorgere. Oggi sappiamo al di là di ogni ragionevole dubbio che i due scandali, esplosi contestualmente, furono innescati dalla “macchina del fango” dei Servizi segreti inglesi sulla base di fake news, e avevano come obiettivo la liquidazione politica di De Gasperi e del suo erede designato, Attilio Piccioni (il figlio Piero era stato coinvolto nel caso Montesi). Ne conosciamo con precisione addirittura il timing con il quale furono programmati per accelerare la loro uscita di scena".

Gli inglesi alla fine vincono o devono fare i conti con altre leadership recalcitranti come De Gasperi?

"De Gasperi fu costretto ad abbandonare la vita politica attiva nel giugno 1954. Morì due mesi dopo mentre era in vacanza nel suo Trentino-Alto Adige. Di crepacuore probabilmente. Secondo l’ambasciata britannica a Roma, lasciò questo mondo per essersi “rifiutato di prendere l’unica medicina che gli avrebbe salvato la vita: il pensionamento“. A Porta Pia erano infatti sicuri che, se non fosse morto, l’anno successivo sarebbe stato eletto presidente della Repubblica".

Quale è il ruolo degli Usa in questo quadro?

"Gli Stati Uniti favorirono in tutti i modi la politica degasperiana. Erano la nuova potenza globale che rivendicava a buon diritto la leadership sul mondo libero e puntavano alla costruzione di un nuovo equilibrio internazionale che superasse i vecchi imperi coloniali dell’Ottocento. La nuova Italia era funzionale ai disegni di Washington. E Churchill ne era profondamente irritato, perché in fondo era un uomo di un altro secolo e non capiva che, dopo la guerra, il mondo stava cambiando".

Come si manifesta successivamente la maledizione italiana sia pure per grandi linee e protagonisti?

"Morto De Gasperi, la sua eredità politica fu assunta prima da Enrico Mattei e poi da Aldo Moro".

È ancora in atto la maledizione italiana oggi?

"Sono impressionanti le analogie tra il ciclo degasperiano e quello moroteo (1962-’78). Da tutti i punti di vista. Se smettessimo di discutere sulla doccia di via Gradoli e ci interrogassimo invece sulle ragioni profonde che portarono all’”uscita di scena” di Moro, probabilmente capiremmo che l’ostilità a De Gasperi fu solo il primo atto di una guerra politico-economica contro il nostro Paese. Poi ci fu, appunto, Mattei. Quindi Moro. E dopo Moro, iniziò la fase discendente che portò alla fine della Prima Repubblica e all’inesorabile declino del profilo geopolitico dell’Italia nel Mediterraneo e nel Medio Oriente. Questa non è storia. Purtroppo, è ancora cronaca di queste ore".