Domenica 27 Aprile 2025
Giovanni Panettiere
Libri

Da Papa a Papa. L’omaggio di Bergoglio al "mite" Ratzinger

Ne “Il successore“ i ricordi di Francesco su Benedetto XVI

Ne “Il successore“ i ricordi di Francesco su Benedetto XVI

Ne “Il successore“ i ricordi di Francesco su Benedetto XVI

Nel bene e nel male tutto ebbe inizio con Il pastore tedesco, il graffiante titolo del Manifesto che nel 2005 presentò Benedetto XVI al grande pubblico. Sintesi perfetta dei suoi ventitré anni da custode dell’ortodossia al servizio di papa Giovanni Paolo II, ma anche ipoteca gravosa sulla memoria complessiva di un teologo più a suo agio sulle cattedre delle università che su quella di Pietro. Profetica e paradigmatica suona a riguardo l’omelia d’inizio pontificato: "Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi".

Nell’intento di rendere giustizia alla figura del suo predecessore, papa Francesco ha scritto Il successore, libro nel quale condivide i suoi ricordi personali di Ratzinger, morto nel 2022. Incalzato dalle domande del vaticanista Javier Martinez Brocal, sensibile all’ermeneutica della continuità fra i Papi, Bergoglio, che ne sfuma i termini in una logica di continuità e differenze, ci restituisce l’immagine di un Benedetto XVI giovane perito liberal al Concilio Vaticano II e meno ratzingeriano dei suoi più stretti collaboratori. Di contro il segretario Georg Gänswein e il cardinale Robert Sarah emergono come piuttosto inclini nel marcare i distinguo fra l’emerito e il regnante. Questo nonostante – confida Bergoglio – Benedetto XVI non abbia mai cassato alcuna riforma del suo successore.

Ratzinger avrebbe allora pagato dazio alla sua mitezza sulla quale fece leva chi ne sfruttò l’immagine di Pastore tedesco fino al punto da isolarlo da Francesco. Ma è forse il lascito di un franco conservatore il sottolineare, come ebbe a scrivere da teologo, che "non possiamo ridurre la Chiesa ad un catalogo di proibizioni" e che la stessa "non cresce per proselitismo, ma per attrazione"? Difficile da sostenere, anche se il testo sorvola sul rapporto drammatico e apocalittico fra Benedetto XVI e il ’68, durante il quale maturò la sua disillusione liberal. "Se c’era un innovatore, un progressista, quell’uomo era proprio Ratzinger – tiene il punto Francesco –. Anche la sua rinuncia è stata una grande innovazione, un atto progressista".