Giovedì 22 Maggio 2025
Giulia Carla de Carlo
Libri

‘Baracca e Burattini’: un secolo di fughe e ritorni nella saga di Buzzolan

Un viaggio generazionale tra traumi, sogni e la casa blu, dove la lettura diventa salvezza

‘Baracca e Burattini’: un secolo di fughe e ritorni nella saga di Buzzolan

La letteratura esplora da sempre le trame generazionali, dove eredità, traumi e sogni plasmano i destini. Romanzi fiume, epopee familiari, che illuminano il presente con le radici del passato.

In questo fertile terreno narrativo si inserisce "Baracca e burattini" (Mondadori), l'ultima opera di Dario Buzzolan, che traccia un secolo di storia attraverso le vicende di tre generazioni spezzate. Un viaggio che dal 1925 arriva ai giorni nostri: costellato di addii, silenzi e la costante, quasi ossessiva, necessità di fuggire.

"Dal sangue non ti liberi", scrive lo scrittore. Una frase che risuona come un monito, un presagio che aleggia sull'intera narrazione, una spinta ad andar via. E l'espressione "baracca e burattini", che ritorna con insistenza nel racconto, evoca la precarietà dell'esistenza.

Buzzolan nel vodcast “Il Piacere della Lettura” confida: "Volevo raccontare una storia, fatta di segnali che si mescolano e che si incontrano. E soprattutto mi interessava il concetto di andar via, di fuggire.” Al centro di tutto, infatti, emerge prepotente il tema della fuga, del bisogno di allontanarsi da un luogo fisico o emotivo percepito come opprimente. Hermes, Ranieri ed Elle, i tre protagonisti principali, incarnano proprio questa irrequietezza. Buzzolan ci svela che i destini non sempre si compiono nell'arco di una singola vita. A volte, è necessario il fluire di più generazioni per redimere un passato ingombrante, per trovare la strada di casa.

E proprio un luogo assume un ruolo quasi magico nel romanzo: la casa blu. Nata come una semplice baracca sulla spiaggia, si trasforma progressivamente nel fulcro della vita dei protagonisti, una presenza muta, ma viva. La casa blu diviene un polo attrattivo, custode di segreti.

La copertina del libro di Dario Buzzolan
La copertina del libro di Dario Buzzolan

Tra le domande cruciali che il romanzo solleva, spicca con forza il tema dell'eutanasia. Attraverso la figura di Ranieri, medico votato a salvare vite, ci troviamo di fronte al dilemma etico più radicale. Una questione che lacera la coscienza del protagonista. La morte è compagna silenziosa, metro di giudizio. Buzzolan non offre risposte definitive, ma con la sua narrazione potente e sfaccettata invita il lettore a confrontarsi con le proprie convinzioni. La morte, compagna silenziosa di ogni esistenza, aleggia costantemente tra le pagine del romanzo.

Lettura e scrittura emergono come atti salvifici. "C'era l'idea che leggere libri non fosse soltanto un passatempo bensì un'autentica ricostruzione del tempo". Un invito a scoprire la potenza della lettura. L'originalità di "Baracca e burattini" è evidente anche nella sua struttura narrativa. La narrazione polifonica offre diverse prospettive. La punteggiatura riflette il flusso di coscienza dei personaggi: l'incalzante voce di Elle, quasi priva di punteggiatura, un fiume in piena che travolge il lettore, in contrasto con la scrittura logica e ordinata di Ranieri, oncologo rigoroso.

Il vero effetto di "Baracca e burattini" non è la catarsi di un finale, ma la persistente eco di un secolo di fughe e ritorni che ci costringe a guardare negli occhi il nostro stesso "sangue", con la consapevolezza che la storia, quella con la "S" maiuscola e quella intima di ognuno di noi, non si conclude mai davvero, ma continua a scorrere, generazione dopo generazione, in un perpetuo, emozionante, tentativo di trovare la strada di casa.