
Andrea Bajani (49 anni) vincitore dello Strega 2025. In alto con gli altri finalisti Elisabetta Rasy (77 anni), Paolo Nori (62 anni), Nadia Terranova (47 anni) e Michele Ruol (34 anni),
Bertuccioli
Andrea Bajani, come da pronostico, con L’anniversario (Feltrinelli) è il vincitore della 79ª edizione del Premio Strega, con 187 voti. Dietro di lui: Perduto è questo mare (Rizzoli) di Elisabetta Rasy, 133 voti; Quello che so di te (Guanda) della scrittrice siciliana Nadia Terranova, 117 voti; Chiudo la porta e urlo (Mondadori) di Paolo Nori, 103 voti; Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia (Terra Rossa), romanzo d’esordio del medico anestesista di Padova, Michele Ruol, 99 voti.
L’anniversario è un romanzo che infrange un tabù, che afferma come sia possibile e giusto rompere quei legami considerati quasi sacri e indissolubili, allontanarsi dalla propria famiglia, quando questa diventa opprimente e distruttiva, una sorta di gabbia emotiva e psicologica. Già vincitore dello Strega Giovani, L’anniversario è stato da subito il libro favorito per la vittoria della 79ª edizione del Premio Strega, con la sua casa editrice, Feltrinelli, che non conquista il premio letterario italiano più prestigioso dal 2005 (con Il viaggiatore notturno di Maurizio Maggiani).
Ad annunciare il vincitore, Donatella Di Pietrantonio, vincitrice della scorsa edizione con L’età fragile (Einaudi), nel tradizionale evento culturale e mondano, ospitato come avviene dal 1953 nel Ninfeo del Museo Etrusco di Villa Giulia, trasmesso in diretta dai Raitre, dalle 22.50. A condurre la serata, per la quarta volta Pino Strabioli, non in coppia come lo scorso anno con Geppi Cucciari ma affiancato da Filippo Timi che ha recitato l’incipit dei cinque romanzi finalisti, e da Anna Foglietta con un monologo di Pasolini chiuso da un "Palestina libera". Presente anche la vincitrice della prima edizione del Premio Strega Saggistica, Anna Foa con Il suicidio di Israele (Guanda).
Andrea Bajani, romano, cinquant’anni il prossimo 16 agosto, vive in Texas e insegna scrittura creativa a Houston. Era già stato tra i finalisti dello Strega nel 2021 con Il libro delle case (Feltrinelli). Ha raccontato di avere scritto la prima stesura del romanzo in venti giorni ma di averne poi realizzate ventidue, nel corso di quattro anni, per arrivare a quella definitiva. L’anniversario a cui allude il titolo, è relativo al giorno in cui, dieci anni prima, il protagonista chiuse con la sua famiglia d’origine, con quel padre patriarca, la madre confinata nell’ombra del marito, una vita domestica permeata da una sottile violenza psicologica. "Si può divorziare dalla propria moglie o dal proprio marito, interrompere rapporti di lavoro e di amicizia, ma si pensa che quelli di sangue, con la propria famiglia, debbano essere intoccabili. Non è così", afferma Bajani. E tiene a precisare di non avere parlato di sé. "Non è un’autobiografia. Ogni volta che ne parlo con lettori e lettrici – spiega Bajani – mi è sempre più chiaro quanto questa sia una storia collettiva. Ho file di persone che vengono e mi dicono “questo libro parla di me“. Questa è la forza del romanzo".
Tema ricorrente, quello delle relazioni familiari, nei finalisti di quest’anno, fatta eccezione di Chiudo la porta e urlo in cui Paolo Nori intreccia la biografia del poeta romagnolo Raffaello Baldini con proprie esperienze di vita, come aveva già fatto in precedenza in opere dedicate a Dostoevskij e a Achmatova. Rasy si confronta con un padre dimenticato che recupera nella memoria grazie a Raffaele La Capria e Ruol parla di un Padre e una Madre devastati dalla perdita dei figli Maggiore e Minore, di cui cercano di recuperare la presenza attraverso gli oggetti, testimoni del tempo prima della tragedia. E ancora Nadia Terranova, 47 anni, per la seconda volta finalista allo Strega (nel 2019 con Addio fantasmi) che ricostruisce, fondendo racconti familiari e dati di una cartella clinica ritrovata, la storia della sua bisnonna, Venera, che nel 1928, a 37 anni, incinta al nono mese, a seguito di una caduta perde la bimba che stava per nascere e, sconvolta, viene internata in un manicomio. Un libro che parla più in generale delle donne internate, di maternità ma che parla soprattutto di relazioni.
Quella di ieri potrebbe essere stata l’ultima volta dello Strega al Ninfeo di Villa Giulia. Il prossimo anno, con il premio letterario italiano più importante al traguardo della ottantesima edizione, potrebbe svolgersi a Cinecittà. Il ministero della Cultura – spiegano fonti del Collegio Romano – si riserva di offrire alla Fondazione Bellonci, come sede per la cerimonia, gli studi cinematografici di via Tuscolana. Questo in linea – si sottolinea – con i principi del Piano Olivetti che puntano alla valorizzazione delle periferie. Si vedrà.
Intanto, ritornando sulla polemica dell’altro giorno scatenata dal ministro Giuli che si era lamentato di non aver ricevuto i libri della cinquina finale (che non gli spettavano comunque in quanto dimessosi dagli “Amici della domenica“), "in mattinata abbiamo mandato i volumii dei finalisti al ministro e da Berlino ha ringraziato tramite il suo ufficio" ha detto ieri sera il direttore della Fondazione Bellonci, Stefano Petrocchi,