
Come difendere e riportare in vita quei valori che credevamo intoccabili
Materiali resistenti, scritto da Marianna Aprile e Luca Telese e pubblicato da Piemme, è un libro che è al contempo molte cose insieme. Una raccolta di scritti, intanto. Anche se potrebbe chiamarsi senza problemi compilation. Da un vecchio compact disc prende infatti in prestito il nome: Materiale resistente è quella che oggi chiameremmo playlist. La idearono nel 1995 i Csi, evoluzione post-comunista dei Cccp, insieme al comune emiliano di Correggio per celebrare i 50 anni della Costituzione. Contiene le versioni riattualizzate di grandi classici delle canzoni di lotta politica, da Bella ciao a Fischia il vento e molte altre. Questo è l’obiettivo anche del libro di Aprile e Telese, dove al posto delle canzoni troviamo i temi e i valori fondativi della nostra Repubblica. Dal lavoro allo strumento dei referendum, dall’accoglienza ai migranti alla memoria della Resistenza, dalla democrazia al senso di italianità.
Questi i temi, visti oggi nel loro sviluppo non sempre roseo o previsto. La questione, fanno notare i due autori, è che siamo passati dalla Resistenza alla resilienza, e che tutta una serie di valori ci sembravano tanto imprescindibili da sembrare scontati, quasi banali, e invece oggi ci troviamo a doverli attualizzare ed esplicitare per difenderne il carattere fondativo della nostra stessa Repubblica. Così, nel corso di sette capitoli, esplicitati a loro volta in brevi saggi di uno o dell’altro autore, ci ritroviamo a discutere della sacralità di certi referendum imprescindibili – dalla Repubblica al divorzio e l’aborto – all’indifferenza con cui oggi si affrontano i quesiti su temi pure cruciali come il lavoro e la cittadinanza. Si è passati dal popolare al populista, considera amaro Telese, riprendendo il pensiero di Alberto Asor Rosa, mentre Aprile si concentra sul senso di italianità che oggi veste un abito inedito, quello del sovranismo. Ogni capitolo del libro è una sfida da affrontare con sempre maggiore urgenza, per lasciare la resilienza passiva e tornare a una resistenza, senz’armi e con la R minuscola, ci mancherebbe, ma pur sempre necessaria, per tenere agile e viva la nostra Costituzione e i diritti che esplicita.
Simone Arminio