Lunedì 23 Giugno 2025
Giorgia Messa
Libri

Al Salone la verità sul caso Dicker: "Il segreto è avere un cuore bambino"

L’autore superstar a Torino: "I ragazzini hanno il coraggio di fare domande. Gli adulti no, perché hanno paura"

Il giallista bestseller Joël Dicker, 39 anni, ieri al Salone del Libro di Torino

Il giallista bestseller Joël Dicker, 39 anni, ieri al Salone del Libro di Torino

Un’indagine senza un crimine; uno stile nuovo che esce dai confini del thriller, un “libro per tutti” che fa sorridere ma anche riflettere. Svizzero, classe 1985, autore di gialli bestseller di grande successo – tra cui La verità sul caso Harry Quebert, diventato una serie tv interpretata da Patrick Dempsey – alla soglia dei 40 anni Joël Dicker rompe gli schemi narrativi che lo hanno reso lo scrittore straniero più letto in Italia nel 2024 (con Un animale selvaggio) e sorprende il suo pubblico con un romanzo diverso dai precedenti: valica le porte dell’infanzia e sceglie di calarsi nel punto di vista di una ragazzina delle elementari. "Ai bambini piace fare tante domande. Agli adulti no. Gli adulti non amano aprire gli occhi sul mondo, forse perché hanno paura", ha detto ieri lo scrittore al Salone del Libro di Torino, nella giornata inaugurale, durante la presentazione de La catastrofica visita allo zoo (La nave di Teseo, traduzione di Milena Zemira Ciccimarra).

Vigilia di Natale, nello zoo di una piccola città si consuma una catastrofe che coinvolge una scolaresca in gita. Anni dopo, Josephine, sopravvissuta, decide di ripercorrere quanto accaduto quel fatidico giorno e nei giorni precedenti, perché "una catastrofe non viene mai all’improvviso: è il risultato di una serie di piccole scosse che quasi non si notano ma che, a poco a poco, diventano un terremoto". Si sviluppa così un’indagine diversa da quelle a cui ci ha abituato lo scrittore che tuttavia si conferma maestro nel tenere i lettori con il fiato sospeso fino all’ultima pagina. Anche lo stile acquista colori inediti, unendo mistero e ironia, con punte di surrealismo. Vengono quindi trattate con la giusta leggerezza tematiche cruciali come il bullismo, l’inclusione, la democrazia.

"Da qualche anno, ho l’impressione che la democrazia si sia indebolita" ha detto ieri Dicker a Torino. "Nel mio Paese, la Svizzera, siamo chiamati a votare ogni 3 mesi, su diverse questioni. Quello che mi preoccupa è vedere come stia calando drammaticamente il numero dei partecipanti al voto. A Ginevra siamo al 35%. Ciò vuol dire che 65 persone su cento dicono “me ne frego“. Questo è l’interrogativo che mi tormenta: perché la gente non va a votare. Votare è una nostra responsabilità, non farlo mette in pericolo la democrazia". Altro tema centrale del romanzo è la diversità. "Racconto di una scuola di “bambini speciali“ – spiega Dicker – che sorge accanto a una scuola di bambini così detti “normali“. Ma non specifico cosa significhino “speciale“ e “normale“. Lascio a ciascun lettore la possibilità di dare la propria interpretazione. È questa la forza della letteratura: creare un dialogo, generare dibattito, confrontarsi e accettare punti di vista diversi. Viviamo in un mondo in cui mi sembra che spesso si pretenda un’unica opinione. Invece una società che funziona è una società in cui si va d’accordo anche senza essere d’accordo". Alla domanda se anche lui si senta diverso, poi, Dicker risponde deciso. "Certo. Lo siamo tutti. Per colore di capelli, di pelle, per il modo di pensare, di vivere. La sfida del nostro tempo sta nel rispettare queste differenze e accettare che l’altro non la pensi come noi. È questa la libertà: essere diversi insieme".

Il tema dell’accettazione diventa cruciale nell’epoca social. "Quando ero piccolo, prima di Facebook, avevo una cerchia ristretta di critici: i miei compagni di classe e la mia famiglia. Nel contesto sociale in cui viviamo oggi, siamo esposti a un’infinità di critiche possibili. Ci viene, quindi, naturale cercare approvazione, la conferma di aver fatto la cosa giusta. In ogni ambito, dalla scelta del lavoro a quella dei vestiti da indossare. Trovo che questo sia un grande pericolo. Dovremmo tornare ad ascoltarci, avere più fiducia in noi stessi. La vita è breve, dobbiamo fare ciò che è buono per noi e ricordarci una cosa incredibile: siamo tutti dotati di una forza, l’istinto, che non ci tradirà mai. E dobbiamo ascoltarlo".

Dicker, infine, dà un consiglio ai tanti giovani presenti in sala, che in un’epoca di costante esposizione e ricerca spasmodica di visibilità suona tanto controtendenza quanto essenziale. "Tenere il profilo basso", dice. "Nel mondo dei social network, l’immagine è importantissima; per esistere dobbiamo esserci. Tenere un profilo basso non vuol dire essere meno presenti ma essere semplicemente più silenziosi. Non vuol dire andare via, ma fare posto agli altri".