Martedì 23 Aprile 2024

Lettere al fronte, la guerra delle Madrine

L’impegno di attrici, nobildonne e altre volontarie nel sostegno psicologico ai soldati-figliocci durante il secondo conflitto mondiale

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di Andrea Cionci

Bardonecchia (Torino), estate 2020; in un ritrovo informale dei membri dell’Associazione di escursionismo bellico “Sul Sentiero”, il vicepresidente Fabio Cappiello mostra ai soci un paio di cartoline appena acquistate nel mercatino di Ferragosto. Il presidente Simone Bollarino le analizza e scopre che risultano inviate nel 1941 da due soldati di stanza a Bardonecchia: una firmata dal Geniere Motorista Giovanni Goffi e l’altra dal Caporal Maggiore Pierino Cinelli, entrambi della Guardia alla Frontiera, corpo del Regio Esercito – non dissimile da quello degli Alpini – che ebbe vita dal 1934 al ’45 a presidio del Vallo Alpino. Curiosamente, la destinataria della posta era la stessa Maria Estella Vento, una avvenente e rispettabile ferrarese che faceva parte delle cosiddette “madrine di guerra”.

Erano quelle signore, o signorine, attrici del cinema o spesso anche nobili, che, per volontariato bellico, avendo avuto l’indirizzo di un soldato povero o senza famiglia, si prestavano ad adottarlo come figlioccio: gli scrivevano spesso, mandandogli di tanto in tanto, a seconda dei loro mezzi finanziari, qualche pacco con ciò che più gli occorreva e altri generi di conforto, indumenti di lana, sigarette, ecc.

Ma la missione delle Madrine di guerra doveva essere anzitutto quella di tenere sereno ed elevato il morale dei soldati, mostrando interessamento ed affetto. Spesso senza conoscerli, venivano messe in contatto epistolare nei modi più disparati, ad esempio con la loro disponibilità su riviste che circolavano in caserma o su indicazione dei cappellani militari che individuavano i soldati più moralmente prostrati. I sacerdoti con le stellette, infatti, introdotti intelligentemente durante la Grande Guerra dal Generale Cadorna, erano antesignani degli psicologi militari. "Immaginiamo all’interno di fredde caserme – spiega Bollarino – il giorno di arrivo della posta, la grande attesa di una risposta da parte della madrina, o la delusione di non trovarla nella corrispondenza. Al ritorno alcuni si sposarono con queste ragazze, altri restarono amici, altri non si incontrarono mai".

Abbiamo sottoposto le cartoline a uno dei maggiori collezionisti italiani, il Luogotenente Danilo Amato che certifica: "Le cartoline sono autentiche e in franchigia, messe in circolazione il 20 giugno 1940 senza aggiunta di quelle frasi di propaganda che sarebbero comparse su quelle stampate dal febbraio 1941".

Ed ecco cosa scrivevano, rispettosi ed educati, quei ragazzi di allora: "Gent.ma Signorina, sono ben lieto di presentarmi a Voi con questa mia missiva, casualmente ne venni in possesso del vostro indirizzo: essendo un soldato che ha partecipato alle operazioni al fronte Frejus desidererei tanto una ragazza che mi conforterebbe. Io spero almeno aveste a gradire la presente e scusate tanto la mia sfacciataggine. Suppongo siate tanto gentile di rispondermi e se non vi dispiace inviarmi una foto quale mi “ricorderà” e saprò “ricordarvi”. P. Cinelli".

Appena più “sfacciato” (!) il geniere Giovanni Goffi: "Gentilissima Maria, leggendo la rivista Tempo, o avuto il piacere di vedere la vostra graziosa fotografia, che tra tutte le altre maggiormente mi à colpito. Sarei molto felice di avervi come Madrina di Guerra, Mi scuserete il mio modo di agire, ma noi giovani Cremonesi siamo abituati così. In attesa di ricevere una vostra fotografia in conferma di ciò che vi chiedo. Vi rivolgo i miei più sinceri saluti". Altri tempi, altro stile.

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