L’eterno Cruise ritrova i suoi “giochi di guerra“ Successo annunciato che arriva dal passato

di Silvio Danese

Non c’è un tassello fuori posto, love story compresa, e gli incassi in questi giorni lo confermano, ma di cosa si tratta davvero? In freezer per Covid dal ‘18, imposto poi da Cruise “solo in sala”, è studiato per riprendere il mix actionmelò da spot pubblicitario che negli anni ‘80 era già nostalgia e aggiornamento in gloria reaganiana delle “aquile sul Pacifico” e degli “arcipelaghi in fiamme”.

Nella nostra cronaca, e nella prospettiva storica, diventa però la missione impossibile di una cultura pop del cinema muscolare divistico inscatolata da una vera star, un’ostinata sopravvivenza mentre quell’industria culturale non esiste più.

Antiche amicizie (Kilmer ammiraglio morente) e antiche fiamme (la Connelly molto Vecchia America), il figlio rabbioso del compianto Goose, sensi di colpa e sfide a colpi di mach, ma dov’è il nemico dell’Impero? E dov’è l’Impero? La minaccia era un nemico di propaganda. Qui siamo al nemico promozionale. Divertente, perfetto e vano wargames, sa un po’ di pompe funebri, morte di un’era, morte di una certa nazione, di un cinema. Il mito di quel cinema? I figli di Giove e Giunone sono sempre gli dei di furori e imprese, ma dai nipoti in giù l’Olimpo registra mostri, come il Minotauro.

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