Giovedì 18 Aprile 2024

Leonardo il genio, l’anima fiorentina

A Palazzo Vecchio 12 fogli del Codice Atlantico. La curatrice, Cristina Acidini: "Oltre ai preziosi autografi, la Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio ospiterà il dipinto 'Testa di Cristo Redentore' attribuito a Caprotti"

Dal Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, il foglio 126v

Dal Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, il foglio 126v

Firenze, 21 marzo 2019 - Ovunque fu accompagnato dall’appellativo Florentinus. «Nella sua vita complessa, costellata di incarichi prestigiosi dagli esiti discontinui, sotto il segno di una curiosità insaziabile, Firenze fu nella presenza e nella lontananza la stella polare di Leonardo da Vinci». A Cristina Acidini, curatrice della mostra Leonardo da Vinci e Firenze. Fogli scelti dal Codice Atlantico, in programma da venerdì prossimo al 24 giugno nella Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio, spetta un compito tutt’altro che facile nel nutritissimo cartellone di eventi organizzati per celebrare i 500 anni dalla morte del Genio del Rinascimento: «Individuare un’ulteriore linea tematica lungo la quale avventurarsi per una nuova corsa attraverso il Codice Atlantico », spiega con un sorriso la storica dell’arte e scrittrice fiorentina, tra i massimi esperti di Michelangelo, oggi a capo dell’Accademia delle Arti del Disegno. 

«Attraverso il mare magnum dei 1119 disegni della Pinacoteca Ambrosiana di Milano, seguiamo Leonardo e suo legame con la città d’origine, mai dimenticata, mai veramente lasciata da chi si è firmato fino in fondo pittore fiorentino - prosegue Acidini -. Abbiamo scelto 12 fogli che non rappresentano solo il periodo a Firenze del Genio di Vinci, ma ciò che lo accompagna di fiorentino per tutta la vita . Ad esempio, quando nonostante si sia allontanato dalla città, è riuscito a dare la sua consulenza per la collocazione del David di Michelangelo. Oppure la critica a Botticelli su un problema di prospettiva, espressa in una frase colloquiale appuntata a margine di una pagina: Sandro! tu non di’ perché tali cose seconde paiono più basse che le terze! E ancora i nomi di mercanti, banchieri, ambasciatori fiorentini che rendono l’idea della rete dei suoi rapporti. O il foglio con appunti e schizzi sulla regimazione dei fiumi, nel quale si riconosce una veduta della pescaia sull’Arno di Ognissanti, oggi Santa Rosa». 

Oltre ai 12 preziosi autografi, la Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio, ospiterà anche il dipinto Testa di Cristo Redentore attribuito a Gian Giacomo Caprotti, detto Salaino, allievo prediletto di Leonardo. Il quadro fu acquistato da Bernardo Caprotti, patron di Esselunga, che alla sua morte decise di lasciarlo in eredità all’Ambrosiana, prestatrice dell’opera in occasione dell’esposizione fiorentina (catalogo Giunti), che vede sponsor principale Engie, leader nel settore dell’energia e dei servizi. «Nell’allestimento e nel percorso della mostra, la presenza del dipinto introduce un argomento a latere – sottolinea la curatrice - . Si tratta infatti di un quadro attribuito non a Leonardo bensì a un suo intrinseco seguace, del quale reca il nome (Salai/Dino) accompagnato dalla data 1511. E non è neppure riconducibile al rapporto del maestro toscano con la sua città natale, come lo sono invece i 12 fogli individuati nel Codice. La Testa di Cristo Redentore si collega, per vie ancora misteriose ma innegabili, al Salaino o Salaì, che aveva accompagnato Leonardo nel soggiorno a Firenze dal 1503, a quanto pare immergendosi nella maniera pittorica del maestro al punto da mutuarne abilmente espedienti tecnici e stilemi. In quale congiuntura di tempi e in quale crogiuolo d’ingegni sia stato dipinto, sulla riva dell’Adda fremente di gorghi, si può solo dedurre da quella data 1511, lungo la linea di ragionamento proposta nel catalogo. Questa effigie d’iconica fissità e di remota dolcezza fa ancora pensare e farà ancora molto discutere. Il che, in fondo, è quanto di meglio ci si possa aspettare da una mostra». 

Nel percorso espositivo, ogni foglio del Codice Atlantico è diverso dagli altri per stato di conservazione, formato, contenuto, stratificazione di scrittura e segni grafici, posizione cronologica: «Ma ogni foglio presentato a Palazzo vecchio, anche solo con pochi tratti o parole, rimanda a persone e cose di Firenze. D’altronde, ovunque Leonardo fu accompagnato dall’appellativo di Florentinus o Fiorentino. E la sua volontà testamentaria fu d’esser sepolto nella rinnovata “giesia de sancto Fiorentino de Amboysia”, appunto la chiesa di “San Fiorentino” ad Amboise, dedicata al santo scozzese, re e monaco, del VII secolo».

Fra le iniziative per celebrare i 500 anni dalla morte del genio del Rinascimento, da domani al 22 giugno sarà possibile ammirare gratuitamente il celebre dipinto del “San Girolamo” di Leonardo, unica opera dell’artista custodita dalle collezioni pontificie, eccezionalmente trasferita dalla Pinacoteca Vaticana al Braccio di Carlo Magno in Piazza San Pietro.

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