Venerdì 19 Aprile 2024

L’enigma Céline (anche) nei romanzi ritrovati

Escono i manoscritti inediti. Dalla Grande Guerra ai racconti medievali: fra realtà e iperbole, resta il mistero di uno scrittore indecifrabile

di Giovanni

Serafini

Guerra, Londra, La volontà di re Krogold, La leggenda di re René: sono i romanzi della “seconda vita” di Louis-Ferdinand Céline: migliaia di pagine emerse dal buio, a più di 60 anni dalla morte dell’autore. Gallimard le ha portate alla luce pubblicandole sia separatamente, sia inserendole in una nuova edizione della “Pléiade” (quattro volumi). È un evento straordinario nel mondo letterario francese, non solo perché questi inediti ci permettono di conoscere nuovi aspetti della vita di Céline, ma anche per le circostanze rocambolesche in cui sono arrivati fino a noi.

I decenni passano e l’autore di Viaggio al termine della notte e Morte a credito continua ad affascinare e a far discutere. Com’è possibile che uno dei più grandi scrittori del secolo scorso fosse così accanitamente antisemita? Come accettare la distanza abissale fra l’uomo e l’opera? Come conciliare il disgusto per le sue posizioni razziste con l’ammirazione e l’incanto che suscita la sua produzione letteraria? La lettura di questi romanzi finora inediti, in cui sono innumerevoli i riferimenti autobiografici, può aiutarci a dare una risposta. Céline ha enormemente sofferto, per tutta la vita. La solitudine estrema. I naufragi sentimentali della giovinezza, in particolare il disastro della convivenza con Elizabeth Craig, la bella danzatrice americana che considerava la donna della sua vita (le dedicò Viaggio al termine della notte) e che lo abbandonò per sposare un certo Benjamin Tankel, legato alla mafia ed ebreo…

La “mise à l’écart” da parte della società intellettuale, il disprezzo e la diffidenza, piaghe incurabili della sua esistenza. In più il male fisico, i dolori del corpo dovuti alle ferite di guerra. "Soffrivo. Gustavo in pieno il male alla spalla e al ginocchio. Avevo anche fame, in fondo. C’erano morti dappertutto. Un cadavere squarciato dal collo a metà gamba. Sentivo un rumore terribile dentro la testa, talmente forte da farmi immaginare una battaglia ancora in corso, ma attorno a me c’erano solo corpi senza vita. La morte, ne sono convinto, è la verità degli uomini in questo mondo, la vita è solo un’ubriacatura, un immenso marciume"…

È un brano di Guerra, romanzo di 250 pagine sugli orrori vissuti nelle Fiandre durante la Prima guerra mondiale, "pazzesco mattatoio internazionale". Il protagonista è il brigadiere Ferdinand, ovvero lo stesso Louis-Ferdinand Céline: ha 20 anni, si è arruolato nel 12° Reggimento corazzieri, è stato nominato sottufficiale a Rambouillet e poi mandato al fronte in Belgio. Il 27 ottobre 1914, durante uno scontro nei pressi di Poelkapelle (oggi un gigantesco cimitero militare), il giovane scrittore cade a terra gravemente ferito a un braccio e alla testa. Coperto di sangue, si guarda attorno. Ha fame e sete. Riesce ad alzarsi, si avvicina al cadavere di un soldato nel cui cappotto trova una bottiglia di vino. Beve, vomita tutto, cade ancora, poi si fa forza, si ostina a non morire, si rimette in piedi. Barcollando riesce a percorrere 7 chilometri, sino ad un piccolo ospedale da campo dove verrà curato.

Fin qui, tutto è vero, Céline racconta l’inferno che ha vissuto (e che gli varrà una medaglia al valor militare). In seguito, invece, le vicende dello scrittore e del brigadiere Ferdinand si confondono nell’evocazione di un’avventura erotica fra il giovane soldato e un’infermiera assetata di sesso; in realtà Céline ebbe in quell’ospedale solo un rapporto “molto amichevole” con l’infermiera quarantenne Alice David. Falso che quest’ultima gli abbia dato un figlio, come riferiscono fonti stravaganti. In altri due dei romanzi ritrovati, La volontà di re Krogold e La leggenda del re René, lo scrittore si cimenta in un genere per lui del tutto nuovo: quello del racconto medievale.

Non conosciamo ancora nei dettagli il modo e i tempi in cui queste migliaia di pagine inedite (un metro cubo di carta) sono arrivate sino a noi. Fu nel 1944, quando Céline si era rifugiato nella Germania nazista insieme con alcuni collaborazionisti di Vichy, che il suo appartamento di Montmartre venne forzato da sconosciuti: i ladri s’impossessarono dei voluminosi faldoni custoditi in un grande armadio dello studio. Per decenni non si seppe più niente di quel furto. Fu l’8 novembre 2019, con la morte di Lucette Destouches, vedova dello scrittore deceduta a 107 anni, che la situazione si sbloccò: un giornalista di Libération, Jean-Pierre Thibaudat, rivelò l’esistenza degli inediti. Disse che glieli aveva dati la stessa Lucette 15 anni prima e che si era impegnato con lei a renderli pubblici solo quando fosse morta. Trasmessi agli eredi designati dalla vedova, François Gibault e Véronique Robert-Chovin, i romanzi approdarono da Gallimard. Ma chi li aveva trafugati nel 1944? Secondo le ultime ricerche si tratterebbe di Yvon Morandat, uomo della Resistenza e futuro ministro di De Gaulle, che cercava documenti compromettenti a carico di Céline.

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