Mercoledì 24 Aprile 2024

L’EMOZIONE E L’AVVENTURA DI CAVALCARE LA MUSICA

Migration

di Umberto Martuscelli

La più famosa è A Horse With No Name degli America. O più probabilmente Wild Horses dei Rolling Stones… O forse Horses Through A Rainstorm di Graham Nash? Chissà, dipende ovviamente dai gusti personali di ciascuno. Ma una cosa è certa: i cavalli nella musica rock sono molto presenti, non proprio come motivo ricorrente ma quasi. Il cavallo è un soggetto che accende la fantasia, le suggestioni, simbolo di forza, bellezza, eleganza, velocità… ovvio che l’arte espressiva e comunicativa lo utilizzino spesso come riferimento. Questo come principio generale, diciamo: ma nello specifico della musica rock c’è probabilmente una ragione più facilmente circoscrivibile per spiegare tale fenomeno. Il rock nasce dalla interazione del country con il blues, generi musicali di matrice esclusivamente americana – meglio: statunitense – e dunque a sua volta figlio di quella realtà. E per l’America il cavallo è un elemento davvero fondante: la grande epopea della frontiera ha nel cavallo un protagonista imprescindibile.

La corsa verso ovest, la conquista del territorio, il viaggio, tutte cose vissute dell’americano (o dall’europeo che diventerà americano) sempre in sella a un cavallo: e poi raccontate nei film, nella letteratura, nei fumetti, così da creare una sorta di immaginario collettivo che a tutto ciò che è ‘America’ associa quasi in automatico l’immagine di un cavallo. Se si chiede a un ragazzo (diciamo a un ragazzo dell’epoca pre-digitale!) di dirci quello che gli viene in mente come prima cosa pensando a un uomo e a un cavallo insieme, ottanta su cento la risposta sarà ’cowboy’. Ecco perché i grandi autori del rock americano hanno nel cavallo un soggetto così spesso ricorrente (i Rolling Stones – con la loro Wild Horses – sono in effetti britannici ma la radice musicale è il blues americano). Patti Smith, ‘sacerdotessa’ del rock, ha intitolato Horses il disco che rappresenta il suo capolavoro. Neil Young ha nei Crazy Horse la sua storica band, e The Year of the Horse è un loro magnifico album. Stephen Stills ha utilizzato spesso l’immagine di sé stesso a cavallo sulle copertine dei suoi dischi. E poi il gruppo di Seattle Band of Horses, la divina del country Emmylou Harris che canta Ballad of a Runaway Horse, Brandi Carlile che intitola la sua autobiografia Broken Horses dando lo stesso titolo a una delle canzoni del suo album, Sheryl Crow che i cavalli li vive quotidianamente nella sua tenuta. E poi il grande Willie Nelson, che ha salvato un’infinità di cavalli – battendosi contro la macellazione equina – consentendo loro di vivere felici e liberi nel suo ranch e dedicandogli una canzone, Ride Me Back Home, del suo ultimo disco.

E con gli esempi si potrebbe continuare ancora di parecchio. C’è invece un disco piuttosto sconosciuto uscito nel 1978 in cui si trova un vero e proprio commovente capolavoro che ha per protagonisti due cavalli. L’album in questione White Mansion è stato concepito e scritto da Paul Kennerley, inglese (!) innamorato della musica country americana (per un breve periodo sarà anche il marito di Emmylou Harris), che mette insieme un cast stellare per dare vita a un concept-album nel quale si racconta in musica il periodo della guerra civile americana tra il 1861 e il 1865. Ecco dunque Waylon Jennings e sua moglie Jessi Colter, Bernie Leadon (fondatore degli Eagles), ma soprattutto uno dei più grandi – se non il più grande – chitarristasolista della storia della musica, Eric Clapton (altro esempio di europeo totalmente assorbito dalla cultura musicale americana). Tra le canzoni del disco ce n’è una dal titolo The Union Mare & the Confederate Grey: lei è una cavalla dell’esercito dell’Unione (quindi nord), lui è un cavallo (grigio) dell’esercito confederato (quindi sud).

Il testo andrebbe letto in inglese, per apprezzarne metrica e ritmica (meglio sarebbe ascoltare la canzone… ), ma in ogni caso la traduzione è la seguente: "Due cavalli stavano trottando, correndo e sgroppando, ciascuno montato da un soldato di cavalleria Due cavalli se ne stanno a pascolare dove i loro cavalieri giacciono a terra ormai senza vita la femmina dell’Unione, il grigio della Confederazione Si annusano l’un l’altra, si stuzzicano strofinando i musi e provando finalmente piacere immergendosi nei caldi raggi del vecchio sole del Sud Per loro più nessun ordine senza senso cui dover obbedire quindi si comportano come veri amanti, la femmina e il grigio Stiamo vivendo in tempi davvero tristi nei quali uccidere tuo fratello è il più potente dei peccati Quanto più felici saremmo se potessimo essere come la cavalla dell’Unione e il grigio della Confederazione".

Poche, semplici immagini che raccontano un dramma e una catastrofe sconvolgenti: i cavalli, quei due cavalli sembrano indicare la giusta via da percorrere come meglio non si sarebbe potuto fare. Cavalli e musica per raccontare la storia degli uomini. Cavalli e musica: un binomio perfetto.

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