Giovedì 18 Aprile 2024

L’effetto Frusciante sui “Peppers“

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Ormai è chiaro che esiste l’effetto Frusciante: quando c’è lui la creatività dei Red Hot Chili Peppers decolla. Succede a cicli: quando entrò per la prima volta, i RHCP realizzarono Blood Sugar Sex Magic, il capolavoro della consacrazione. La prima uscita traumatica nel 1992, con conseguente drammatica deriva tossica, il grande ritorno che fruttò Californication, By The Way e Stadium Arcadium, il nuovo abbandono nel 2009 e da poco l’agognato ritorno che ha prodotto due album in sei mesi: Unlimited Love e il nuovo Return of the Dream Canteen che uscirà domani: sono due facce della stessa medaglia, visto che sono il frutto delle stesse session, durante le quali Anthony Kidis, Frusciante, Flea e Chad Smith, sempre con Rick Rubin nelle vesti di produttore, hanno registrato qualcosa come cinquanta brani. A questo proposito dice Chad Smith: "Questo album non è una raccolta di b-sides di Unlimited Love: semplicemente in un’epoca in cui la produzione è tutta orientata sui singoli, noi abbiamo realizzato un doppio album". Questa strategia insolita per questi tempi e molto analogica dimostra una volta di più che i Red Hot Chili Peppers sono una band fondata su concetti tradizionali: abilità strumentale, talento, voglia di suonare insieme. È proprio su questo punto che si avverte di più “l’effetto Frusciante“, nel riaccendere una voglia che dopo quarant’anni di vita e musica al massimo rischia di lasciare posto alla più classica routine di alto livello. L’effetto Frusciante è decisivo, perché è lui, con le sue imprevedibili invenzioni a scompaginare gli schemi, come avviene regolarmente nei concerti. Come avviene anche in questo album che ha un mood quasi indolente.

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