"Le spoglie di Cherubini devono tornare a Firenze"

L’appello del maestro Muti: ne ho parlato con presidenti e premier, ma niente "Serve il documento degli eredi, vorrà dire che mi rivolgerò a Jovanotti"

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di Stefano Marchetti

Basta assistere a una prova d’orchestra per rendersi conto dello slancio affettuoso e sincero che Riccardo Muti riserva ai giovani. E soprattutto ai ragazzi dell’Orchestra Cherubini che lui stesso ha fondato quasi vent’anni fa e che ha portato con sé su palcoscenici dorati (l’anno scorso anche al Quirinale in occasione del G20 della cultura), per illuminare il talento e la passione di musicisti tanto promettenti: "Questi giovani dedicano la loro vita al culto della bellezza e dell’arte, ma molto spesso non trovano lavoro perché l’interesse verso la cultura si sta perdendo sempre più, e non solo nel nostro Paese. Se non forgiamo le nuovissime generazioni che domani guideranno il mondo, veramente ci sarà da temere", ci ha confidato nell’intervista per l’80° compleanno.

Il Maestro ha ribadito il suo pensiero anche lunedì sera ai 3500 spettatori che hanno gremito il Paladozza di Bologna per la straordinaria esecuzione della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi, con la “Cherubini“ e le voci del soprano Juliana Grigoryan, del mezzosoprano Isabel De Paoli, del tenore Klodjan Kaçani e del basso Riccardo Zanellato. Il concerto, che suggellava anche l’ottava edizione dell’Italian Opera Academy che Muti ha condotto a Ravenna, è stato offerto gratuitamente dalla società Illumia con Bologna Festival: un augurio natalizio nel segno di un capolavoro.

A chiusura della serata, nel tripudio generale per un’esecuzione profondamente toccante, Riccardo Muti ha voluto ribadire la sua preoccupazione per "la situazione drammatica" della musica in Italia: i Conservatori – ha detto – diplomano ottimi strumentisti che tuttavia sono "destinati a non trovare lavoro" per la mancanza di orchestre. "Nella sola città di Seul, in Corea, ci sono ben diciotto orchestre sinfoniche, più di quante ne abbiamo noi in tutta Italia", ha proseguito. Ed è desolante vedere quante speranze e aspirazioni restino senza uno sbocco. È un appello che Riccardo Muti consegna, ancora una volta, a chi governa lo Stato.

Al pubblico bolognese Riccardo Muti ha poi ricordato un altro suo desiderio, inseguito da anni: quello di riportare in Italia, a Firenze, le spoglie di Luigi Cherubini (1760 -1842), il compositore a cui è intitolata l’orchestra. Era il simbolo dell’immensa reputazione della musica italiana in Europa, "Beethoven lo considerava il più grande musicista del suo tempo", e per Muti dovrebbe riposare nella sua patria e nella sua città. Attualmente Cherubini è sepolto al Père Lachaise, il cimitero parigino costellato di tombe di celebrità: tuttavia già nel 1887 la salma di Gioachino Rossini, che alla morte era stato tumulato a Parigi, venne trasferita nella Basilica di Santa Croce a Firenze, e così potrebbe essere anche per Cherubini.

"Ne ho parlato con Presidenti della Repubblica e Primi Ministri, ma finora niente – ha aggiunto Riccardo Muti –. Mi hanno risposto che occorre avere un documento degli eredi. E allora ho pensato che potrei rivolgermi a Jovanotti (all’anagrafe Lorenzo Cherubini, ndr), e chissà". Con ironia, Muti ha immaginato Luigi Cherubini "che torna in Italia su un treno con i giovani strumentisti e coristi dell’orchestra che porta il suo nome, insieme a giovani musicisti francesi. Sarebbe forse un modo per scordarsi dei problemi politici che ci sono in questo momento tra Italia e Francia – ha sottolineato – e forse si troverebbe anche un “accordo“ che, come sapete, nel mondo della musica ha un altro significato". Per chiudere l’evento, il Maestro ha consegnato la sua bacchetta a Francesco Bernardi, fondatore di Illumia: "Muova le braccia, e l’orchestra la seguirà". E così è stato. Come un “accento“ finale.

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