Mercoledì 24 Aprile 2024

"Le nostre montagne, una scuola d’amicizia"

Alessandro Borghi e Luca Marinelli protagonisti della pellicola dal bestseller di Cognetti. "Uniti nella vita come nel film: è questa la vera forza"

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di Beatrice Bertuccioli

Era l’estate del 1984 quando Bruno e Pietro, entrambi undicenni, si erano incontrati per la prima volta. Bruno viveva in un paesino di montagne della Valle d’Aosta, e Pietro da Torino era andato lì in vacanza, in una casa presa in affitto dai genitori. E a quella, erano seguite molte altre estati insieme, con Bruno e Pietro a rotolarsi nei prati, a fare il bagno nel lago, tra quelle cime maestose, testimoni di un legame che diventava sempre più profondo. Un’amicizia destinata a durare per sempre, in un perdersi e ritrovarsi, tra silenzi e gesti d’affetto, con Bruno radicato nelle sue montagne, mentre Pietro, spinto dal desiderio di esplorare altri mondi, si spingeva fino in Nepal.

Le otto montagne, premio della Giuria a Cannes, è "la storia di questa amicizia e del suo resistere ai colpi del tempo", spiega Felix van Groeningen che firma la regia insieme a Charlotte Vandermeersch.

Tratto dall’omonimo romanzo di Paolo Cognetti, Premio Strega 2017, sarà nei cinema dal 22 dicembre, con Luca Marinelli (Pietro) e Alessandro Borghi (Bruno). "Ho incontrato Felix e Charlotte più di tre anni fa e da subito, se ho avuto un timore, non è stato sulla qualità del progetto – racconta Paolo Cognetti – ma se ci saremmo incontrati umanamente. Quello del cinema non è il mio mondo e poteva essere faticoso rapportarsi con gli ego grandi di cui è pieno. Ma la montagna ci ha aiutati. Camminare insieme su per i bricchi verso l’alto, è una cosa potente. Poi le cene, la chitarra e un po’ di vino, hanno fatto il resto".

Per Marinelli e Borghi è stato un ritrovarsi a sette anni da un’altra esperienza intensa vissuta insieme, quella di Non essere cattivo, l’ultimo film di Claudio Caligari, morto appena terminate le riprese. "Quel film è stato uno spartiacque nella mia carriera e da allora con Luca non ci siamo più lasciati. E non importa se viviamo lontani perché il nostro – dice Borghi - è un affetto che va oltre la frequentazione. Così come Bruno e Pietro, due persone che non si devono spiegare niente perché è nell’empatia la forza del loro legame". E prosegue: "Quando ho fatto il provino per questo film, due ore durante le quali sono successe cose incredibili, con Luca che mi faceva da spalla, ho pensato: anche se non mi prendono, questo è il giorno più bello della mia vita".

"Vita e lavoro si sommano e ritrovarsi è stato un dono", aggiunge Marinelli. Il film parla proprio di questo. "Parla del bisogno degli esseri umani di tessere legami, di come lottino per crearli – sottolinea Felix van Groeningen – e poi per mantenerli. Ho accettato con entusiasmo di fare questo film, anche per il desiderio di trascorrere due anni con personaggi puri, senza cinismo e in quei luoghi straordinari".

Perché le ambientazioni sono tutte autentiche. "In questo film non c’è nulla di finto, nessun ricorso al blue screen, come succede quasi sempre in Italia. Nelle serie – racconta Borghi – e ora ne sto girando una (Supersex su Rocco Siffredi, ndr), è tutta una simulazione, con Los Angeles girata a Torpignattara e Parigi a Frosinone, tanto poi si aggiusta tutto al computer. Noi abbiamo girato proprio in quei luoghi, su quelle montagne, a 2000 metri e oltre, al freddo, in mezzo alla neve. E questo è il segreto del film".

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