Giovedì 18 Aprile 2024

Le molestie di Weinstein Il processo raddoppia: dall’aula al film-choc

Mentre l’ex boss Miramax in tribunale adotta una linea di difesa aggressi ecco “She Said“, con le testimonianze delle vittime a partire da Gwyneth Paltrow

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di Silvia Gigli

Mentre Hollywood e il mondo del cinema fremono per l’anteprima di queste ore di She Said, la storia del molestatore sessuale Harvey Weinstein raccontata dalle vittime, lo stesso ex boss di Miramax, fino a 6 anni fa guru e produttore osannato e premiato con gli Oscar è adesso sul banco degli imputati nel processo in corso a Los Angeles che lo vede accusato di plurime aggressioni sessuali. Si tratta del secondo procedimento penale per il produttore che sta scontando una condanna a 23 anni emessa nel 2020 dal tribunale di New York. Adesso siamo al secondo round e dalle cronache pare che l’avvocato di Weinstein, Mark Werksman, abbia adottato come linea difensiva del suo assistito una strategia particolarmente aggressiva, con domande a dir poco indecenti alle testimoni.

Il film She Said, diretto dalla regista Maria Schrader, è basato sul libro delle giornaliste investigative del New York Times Jodi Kantor (interpretata da Zoe Kazan) e Megan Twohey (Carey Mulligan), e le prime recensioni ne parlano come di una bomba pronta a far riesplodere tutta l’indignazione dell’ondata del #MeToo. Intanto però di bombe ne esplodono anche nell’aula del tribunale di Los Angeles, quando entra in scena l’aggressivo Werksman. L’uomo ha chiesto a Jennifer Siebel Newsom, la moglie del governatore della California Gavin Newsom, di simulare un orgasmo davanti a tutti. Jennifer aveva infatti raccontato che dopo averla adescata nella sua camera d’albergo, Weinstein l’aveva penetrata con le mani e poi con quel pene "deforme, simile a un pesce". E che poi lei aveva emesso "sospiri di piacere" per indurlo a smettere. "Volevo che la facesse finita. Mi aveva appena stuprata", ha aggiunto la donna, turbata fino alle lacrime. Ed è stato lì che Werksman ha invitato la donna a replicare in tribunale quei sospiri. A un’altra accusatrice, anche lei stravolta dopo aver rievocato la violenza subita, Werksman ha chiesto di precisare perché non ricordasse che l’abito che Weinstein le avrebbe strappato di dosso avesse anche un bottoncino, oltre che una cerniera, come da lei descritto. E così via, arrivando a sostenere che in fondo a ogni donna faceva comodo avere a che fare con un uomo di potere come Weinstein. Tutto vero.

L’uscita del film She Said raddrizzerà la piega medievale presa dal processo e riporterà rispetto verso le vittime? Il film riguarda da vicino tutte le donne che hanno denunciato i decennali abusi di Harvey, dando vita 5 anni fa al movimento #MeToo che ha infiammato il mondo. La Universal, che distribuisce il film, ha incluso un numero senza precedenti di vittime-testimoni molte delle quali hanno aiutato a scrivere la sceneggiatura e appaiono nella pellicola. Di contro, sullo schermo non si vede mai la faccia di Weinstein. Una scelta importante, come spiega Zelda Perkins, ex dipendente della Miramax: "La decisione di dare all’autore del reato meno presenza sullo schermo è la svolta. Si tende sempre a concentrarsi sul responsabile della violenza o perversione, quindi minimizzare Weinstein è stato un grande cambiamento".

Perkins (nel film Samantha Morton), è la voce in un coro di oltre 100 donne che hanno accusato Weinstein di molestie, aggressioni e abusi. Anche Rowena Chiu, altra vittima, ha fornito un contributo cruciale al film. Era una collaboratrice della Miramax con Zelda Perkins negli anni ’90. Dopo aver accusato il magnate di tentato stupro al Festival del cinema di Venezia, lei e la Perkins avevano firmato un accordo nella speranza di creare un ambiente più sicuro alla Miramax. Invece l’accordo non cambiò niente, impose loro solo il silenzio. Adesso il film, al quale partecipa anche Gwyneth Paltrow, altra vittima delle molestie del boss e accusatrice, ha rotto anche quel silenzio. Chissà per quanto tempo ancora Weinstein continuerà a ridacchiare delle trovate del suo avvocato nell’aula del tribunale.

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