Martedì 23 Aprile 2024

"Le mille vite (geniali) di una Einstein"

Anima del “Free Cinema” inglese, regista e pittrice, la nipote del grande fisico raccontata da Scuriatti. "Fu amica della Duras e di Fellini"

Lorenza Mazzetti (1927-2020)

Lorenza Mazzetti (1927-2020)

Il difficile è partire. Con un personaggio così, probabile perdersi. C’è la Lorenza Mazzetti cineasta, anima del Free Cinema, premiata a Cannes nel 1956 per Together. La scrittrice: il suo primo libro, Il cielo cade (1961), è stato portato sullo schermo dai fratelli Frazzi nel 2000, sceneggiato da Suso Cecchi D’Amico e interpretato da Isabella Rossellini, vincendo il Giffoni. C’è la pittrice, la fondatrice del Puppet Theatre - Teatro di burattini per bambini in zona Campo de’ Fiori a Roma. E l’amica di Pier Paolo Pasolini, Bernardo Bertolucci, Marguerite Duras, Elio Vittorini, Albert Camus, Cesare Zavattini, Gian Maria Volonté. Ma prima di tutto, c’è la Lorenza bimba, testimone di un episodio tragico capace di segnarne l’esistenza, scavando i binari del suo lavoro.

"Orfana di madre alla nascita, a 6 anni venne affidata con la gemella Paola alla zia paterna Nina Mazzetti, sposata con Robert Einstein, cugino del fisico Albert" racconta Massimiliano Scuriatti in Una vita, mille vite (La nave di Teseo, 2021), frutto di 2 anni di conversazioni con questa donna straordinaria, "morta il 4 gennaio 2020, poco dopo aver messo un punto alla nostre chiacchierate".

Cosa le raccontava di quel 3 agosto del 1944?

"Era convinta che la ’colpa’ di suo zio Robert derivasse dall’odio che Hitler aveva per gli Einstein, dopo che Albert aveva scelto di restare negli Stati Uniti e di non rientrare in Germania: per questo sua zia Nina Mazzetti e le sue cugine, Cicci e Luce, vennero uccise dai nazisti nella loro tenuta di Rignano sull’Arno, alle porte di Firenze".

Lorenza e Paola non erano ebree e vennero risparmiate.

"Ma la loro anima venne straziata dalla ferocia della guerra: “Ci rifugiammo nella grande cantina, arrivarono due soldati tedeschi, chiedendo dello zio, che era scappato nei boschi: costrinsero noi e i contadini ad andare via. Appiccarono il fuoco alla villa”, ricordava. All’orrore si aggiunse altro orrore: l’anno successivo suo zio Robert, devastato dal dolore, si suicidò".

Una vicenda che non ha mai avuto una verità processuale: duro accettarlo per Lorenza?

"Non se ne dava pace. Lei e la sorella avevano visto... “So chi ha ucciso la famiglia Einstein, sono stata in Germania per denunciare alla polizia colui che ritengo essere il responsabile dell’eccidio di mia zia e delle mie cugine, Cicci e Luce“ diceva, anche se la realtà storica sembrava essere un’altra".

Da quell’episodio è nato Il cielo cade, Premio Viareggio nel 1962, al quale si interessarono subito Cesare Zavattini e Attilio Bertolucci: perché non disse subito che si trattava della sua storia?

"Voleva cacciare i fantasmi. Solo una volta scaduti i diritti di Garzanti, quando il romanzo venne ripubblicato da Elvira Sellerio, Lorenza rivelò all’editrice palermitana che non si trattava di una storia, ma della sua biografia. Elvira Sellerio chiese di dedicare il libro alla famiglia Einstein e di poter inserire una foto della zia Cesarina (detta Nina) e dello zio Robert. Nel ’63 dette alle stampe Con rabbia, considerato il sèguito ideale del primo".

Giovanissima cineasta a Londra, letterata in patria, pittrice: chi era Lorenza?

"Una vita mille vite, appunto... Ho ancora impresso nella mente la sua espressione compiaciuta, per quella mia spontanea esclamazione".

Non si sarà certo annoiato, ascoltandola...

"Lorenza mi ha permesso di addentrarmi nel suo universo, parlandomi, con il candore del suo essere, dei suoi miti letterari, dell’amore per le arti, dei suoi film, della sua amata gemella Paola, degli incontri straordinari; quello con l’affabile Elio Vittorini, con il “bel” Camus, con il “brutto” Sartre, con la tormentata Marguerite Duras, con Queneau, Michaux, De Sica, Fellini. Attraverso le sue parole e i suoi ricordi, ho visitato la Londra degli anni ’50, quella “vera” e nascosta ; e ho “vissuto” la rivoluzione cinematografica e culturale di cui lei è stata artefice, incontrando, giovanissimi, Lindsay Anderson, Tony Richardson, Karel Reisz, Richard Harris, John Osborne e i giovani arrabbiati".

Poi il rientro in Italia, i fantasmi del passato...

"Sì, e i tentativi di elaborazione di un lutto mai del tutto superato. Ma anche gli amici del cuore: Zavattini, Pasolini, Bertolucci; i tornei di ping pong, nella sua casa romana, fra Vincenzo Loriga, allievo di Jung nonché compagno di Paola, Gian Maria Volonté, Giovanni Berlinguer, fratello di Enrico, gli “onirodrammi”, il teatro censurato, i burattini e ancora non basta".

Nostalgia delle vostre chiacchierate?

"Molta: solo adesso, sentendo la mancanza di questa insostituibile amica, comprendo il senso di ciò che una volta disse: “L’orrore più grande sarebbe un universo senza di me“. Aveva perfettamente ragione lei".

 

 

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