Mercoledì 24 Aprile 2024

Le mani su Michelangelo E la Sistina tornò a brillare

Scomparso a 92 anni Gianluigi Colalucci. Diresse i lavori dal 1980 al 1994 "Quando vidi la prima lunetta mi sarei messo in ginocchio per la meraviglia"

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di Silvia Gigli

È morto l’uomo che ebbe la fortuna di toccare con mano il miracolo di Michelangelo Buonarroti. Sono stati i Musei Vaticani ad annunciare al mondo che il Maestro Gianluigi Colalucci, 92 anni, è deceduto l’altra notte. Fu lui che diresse il recupero degli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina, da molti considerato il restauro del secolo. "Fu grazie al suo coraggio e al suo talento – scrivono i responsabili dei Musei Vaticani – se oggi i colori della Volta e del Giudizio Universale appaiono in tutto il loro sfolgorante splendore".

Dal 1980 al 1994 Colalucci non è mancato un solo giorno sul cantiere dove l’opera più significativa di Michelangelo boccheggiava sotto strati secolari di fumo di candele, sporcizia, cera e fuliggine. Per quasi quindici anni ha osservato, toccato, annusato la materia di cui era fatto il genio del Buonarroti rimuovendo a mano, centimetro per centimetro strati di sporco aggrappato all’affresco e scoprendo piano piano l’originaria meraviglia di un’opera senza pari.

"Alcuni colleghi non capirono il mio intervento – spiegava in un’intervista – la Sistina non è stata pulita in maniera troppo forte, è pulita fino al punto di recuperare la pittura di Michelangelo. Quando vidi la prima lunetta di Michelangelo con Eleazar e vidi la bellezza di quel giovanotto e di quei colori – concludeva commosso – mi sarei messo in ginocchio perché veramente non c’erano parole per descriverne la meraviglia".

Poliedrico e affascinante il suo curriculum vitae. Nato nel 1929 a Roma da una famiglia di avvocati, Colalucci si smarcò subito dalla tradizione di famiglia scegliendo di diplomarsi all’Istituto centrale per il restauro di Roma, sotto la direzione di Cesare Brandi.

La sua attività iniziò nel Laboratorio di Restauro della Galleria Nazionale di Sicilia, conservando una grande quantità di opere d’arte, poi fu a Creta e a Padova. Nel 1960 entrò nel Laboratorio di restauro delle Pitture dei Musei Vaticani e nel 1979 ne fu capo restauratore. La svolta nel 1980 quando fu nominato capo capo del restauro della Cappella Sistina. All’epoca un’impresa titanica che si svolse in gran parte sotto le telecamere della Nippon Television Network Corporation che aveva collaborato all’impresa offrendo la maggior parte dei fondi per il cantiere (4,2 milioni di dollari) in cambio dei diritti cinematografici.

Il percorso lungo e complesso intrapreso da Colalucci permise di riattaccare le parti di pigmento distaccate e il lavaggio con solventi e acqua distillata della pittura per far riemergere la brillantezza dei colori, a partire da quel cielo luccicante di lapislazzuli.

Le successive lauree honoris causa, gli infiniti altri restauri e i libri sulla sua avventura con Michelangelo non superarono mai l’emozione di quel suo primo faccia a faccia con l’opera del genio di Caprese.

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