Andrea Biavardi, 66 anni ad agosto, ha ricoperto cariche importanti nel nostro gruppo: assunto alla redazione di Modena del Resto del Carlino, nel 1981 ha poi diretto La Nazione e Il Giorno. Da martedì assumerà la direzione del settimanale Oggi (Rcs). Al suo posto a Giallo – che ha diretto per 11 anni – è stata nominata la vice Albina Perri.
Direttore, lei è cresciuto in una famiglia operaia dove però i giornali non mancavano mai?
"Esatto. Ne entravano almeno tre: il Carlino ogni giorno, a volte il Corriere a volte il Giornale grazie a Montanelli. Io ai miei amici dicevo che avrei voluto lavorare un giorno a Oggi, imperdibile appuntamento familiare settimanale".
Che cosa l’attraeva dei giornali e dei settimanali e che cosa in genere ha trasmesso in quellii che ha diretto?
"Seguire ciò che mi hanno insegnato i grandi giornalisti con i quali ho avuto l’onore di lavorare, da quelli del Carlino a Montanelli e Stenio Solinas, da Paolo Occhipinti ad Andrea Mayer, tutti grandissimi interpreti dei loro ruoli".
Quale il segreto del suo successo alla guida di giornali e settimanali?
"Si spiega in tre parole: approfondimento, verifica, credibilità. La serietà di informare correttamente è per un giornale essenziale. I social non lo fanno, sono un guazzabuglio. Il giornale deve sapere gerarchizzare le notizie per importanza".
Usando quale linguaggio?
"Quello comprensibile per tutti quanti. Montanelli o Enzo Biagi scrivevano difficile? No, erano compresi da operai e docenti universitari allo stesso modo. Il giornalista deve informare e farsi capire. Se per esempio usiamo una parola in inglese che è di uso comune la spieghiamo bene per rispetto del lettore". Appunto i lettori: ha paura delle vendite?
"Il contratto con il lettore è quello più difficile prché non ha clausole di rescissione scritte. Lo può annullare in modo autonomo e non deve dare spiegazioni. Ma noi siamo obbligati a seguire i nostri lettori".
Con quale ricetta?
"Non inventando nulla. In un giornale la verità è essenziale; si può dilatare o enfatizzare, ma non ingannare. Come dice un altro modenese come me, Francesco Guccini, quante balle si avevano in testa a quella età. Bene, non si devono scrivere quelle balle".
Con l’avvento dei digitale riviste e quotidiani cartacei come vanno tenuti in salute?
"Quotidiani e riviste sono due cose diverse, nel settimanale ci sono belle foto, approfondimenti, rubriche, ma entrambi sono prodotti dell’ingegno e complementari: hanno un grandissimo futuro. E anche il digitale cercheremo di gestirlo nel migliore dei modi".
Come definirebbe Oggi?
"Il giornale perfetto della famiglia italiana, di tutto quello che vuole sapere e quello che serve a ognuna di qualsiasi genere, che grazie all’amore può vincere su qualunque cosa".
Direttore, lei è emiliano purosangue ma i documenti dicono che è nato a Varese: come mai?
"Mio padre, operaio metalmeccanico, era emigrato in Svizzera e quando stavo per nascere decise assieme a mia madre di tornare a Spilamberto, il loro paese nel Modenese; ma subito dopo l’inizio del viaggio io decisi di venire al mondo e si fermarono all’ospedale lombardo".
Quanto tornaste definitivamente in Emilia?
"Avevo circa un anno e mezzo; mio padre fu assunto dalla Sipe Nobel dove ha lavorato per il resto della vita. fino alla pensione".
Lei, lo ha detto, realizza un sogno: ha fatto un fioretto?
"Sì, appena potrò scenderò a Spilamberto e metterò il logo di Oggi sulla tomba di mia madre Vincenzina, dicendole che sono diventato direttore del suo giornale preferito. Spero che da lassù ne gioisca".