Venerdì 19 Aprile 2024

Le lavatrici producono milioni di tonnellate di microplastiche

Le fibre che si staccano dai vestiti sintetici durante il lavaggio finiscono nelle acque e si accumulano nel suolo in una quantità impressionante

Ogni lavaggio di capi sintetici rilascia microfibre inquinanti

Ogni lavaggio di capi sintetici rilascia microfibre inquinanti

Ogni volta che un capo sintetico finisce in lavatrice rilascia migliaia di microfibre di plastica quasi invisibili che vanno giù per lo scarico. E alla fine non si disperdono solo nei fiumi, nei laghi e nei mari, ma si accumulano anche sulla terraferma in una quantità paragonabile, che anzi in futuro potrebbe diventare addirittura superiore. Adesso provate a immaginare la mole di plastica prodotta da tutti i vestiti di poliestere e nylon lavati in tutte le lavatrici del mondo nell'arco di decenni: i ricercatori della University of California hanno fatto il calcolo, che ammonta a 5,6 milioni di tonnellate di microfibre scaricate fra il 1950 e il 2016, delle quali 2,9 sono finite nelle acque e 2,5 nell'ambiente terrestre. L'equivalente di sette miliardi di felpe in pile.

Una quantità di microplastiche difficile da calcolare

Con un aumento vertiginoso, metà delle microplastiche "da lavaggio" è stata generata solo nell'ultimo decennio, caratterizzato dall'accumulo di vestiti nei nostri armadi e da una moda veloce, di massa e a basso costo che impiega sempre più tessuti sintetici, che passano in numero sempre maggiore di macchine. "L'emissione di microfibre negli ambienti terrestri è un processo noto", spiega Jenna Gavigan, prima autrice dello studio, "Ma l'ordine di grandezza del problema non era ben conosciuto". La cifra è stata dedotta elaborando numerose variabili, dai dati relativi alla produzione globale di abbigliamento alle stime sull'utilizzo dei capi e sulla quantità di microfibre rilasciate durante il lavaggio.

Dalla lavatrice al suolo

Ma come fa questa montagna di rifiuti plastici a raggiungere la terra? Lo snodo sono gli impianti di trattamento delle acque reflue, capaci di trattenere gran parte delle microplastiche, inglobate nei fanghi di depurazione che vengono poi perlopiù trasformati in biosolidi e utilizzati come fertilizzanti. "Una percentuale più piccola finisce nelle discariche", dice Gavin, "una percentuale ancora più piccola viene scaricata nell'oceano, e una parte viene incenerita". Insomma, le fibre plastiche filtrate dai depuratori non si disperderanno nelle acque, ma ovviamente non spariscono: "Non abbiamo risolto il problema, lo abbiamo solo trasformato in un diverso problema di inquinamento ambientale". Lo studio è stato pubblicato sulla rivista PLOS ONE.

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