Mercoledì 24 Aprile 2024

L’Atlante (letterario) di Del Giudice

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La ricerca delle parole giuste, la scrittura precisa e raffinata nel restituire la complessità con leggerezza. Daniele Del Giudice, uno dei maggiori scrittori italiani contemporanei, morto a 72 anni, aveva mostrato il suo sguardo originale sul mondo e sulla letteratura e creato nuovi territori narrativi fin dal suo esordio con Lo stadio di Wimbledon nel 1983, romanzo che aveva conquistato Italo Calvino, suo scopritore e autore della quarta di copertina della prima edizione. Nel libro Del Giudice raccontava la storia di un incontro impossibile: quello tra un giovane scrittore senza nome e l’intellettuale triestino Bobi Bazlen, morto da anni, che non ha lasciato nulla di scritto. Una figura inafferrabile, misteriosa, alla quale anche Roberto Calasso, morto il 29 luglio 2021, ha dedicato l’appena uscito Bobi.

Ma in fondo, come suggeriva Calvino, chi sia quest’uomo e da cosa fosse mosso non è poi tanto importante. A contare davvero sono le domande e le inquietudini che attraversano il libro, e la dialettica tra letteratura e vita che va in scena appena sotto la superficie delle frasi. È meglio raccontare o esistere? Su questo territorio si è spinto Del Giudice, che ha indagato con lucidità il mistero e l’irraggiungibile. Colpito dall’Alzheimer troppo presto, Del Giudice – al quale nel 2014 era stato concesso il vitalizio previsto dalla “legge Bacchelli“ – se n’è andato a pochi giorni dalla consegna del Premio Campiello alla carriera 2021, proprio domani a Venezia (la serata sarà aperta con un omaggio allo scrittore).

Nato a Roma, Del Giudice si era spostato a Milano e poi definitivamente a Venezia, città che amava e dove è stato il promotore del laboratorio permanente e progetto culturale Fondamenta, del cui comitato scientifico hanno fatto parte José Saramago, Claudio Magris e Predrag Matvejevic. Giornalista e critico, pilota dilettante, appassionato di volo e di viaggi, nel 1990 aveva fatto una lunga escursione in Antartide da cui è nato un Taccuino australe. Dopo il folgorante esordio narrativo, nel suo secondo libro, Atlante occidentale, uscito nel 1985, ha raccontato l’amicizia tra il fisico Pietro Brahe e l’anziano scrittore Ira Epstein, accomunati dalla passione per il volo e dal sentire entrambi in maniera acuta il problema dell’impossibilità di vivere realmente una realtà come quella che andiamo ad affrontare in questi anni.

Tra gli altri suoi libri e raccolte di racconti, c’è anche I-Tigi. Canto per Ustica, testo di uno spettacolo teatrale scritto con Marco Paolini, andato in scena nel 2000, nel ventennale della strage.

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