Giovedì 18 Aprile 2024

"Lascio suor Angela, ma ho trovato la fede"

Torna su Raiuno “Che Dio ci aiuti“ ed Elena Sofia Ricci esce di scena. "Ero agnostica incallita, il confronto con l’eterno mi ha cambiata"

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di Beatrice

Bertuccioli

Quei dialoghi di suor Angela con Dio, erano un po’ anche i suoi. "Perché quel confronto, così vero e profondo, così ben scritto, ci gettava in quel mare di interrogativi – dice Elena Sofia Ricci – in cui annaspiamo ogni giorno".

Giunta alla settima stagione, Che Dio ci aiuti, regia di Francesco Vicario, da stasera su Raiuno con altre dieci prime serate, vede uscire di scena la protagonista, suor Angela-Elena Sofia Ricci. Lascia ad Azzurra-Francesca Chillemi la guida del Convento degli Angeli Custodi, crocevia di una varia umanità che trova in quel luogo accoglienza e amore.

Elena Sofia, suor Angela l’ha cambiata?

"Sì, sicuramente mi ha cambiata, e arricchita. Io ero un’agnostica incallita ma molto affascinata dalla figura di Cristo e fin da bambina speravo, un giorno, di trovare la fede. Per prima cosa perché ho avuto una bisnonna molto credente che ha vissuto 97 anni e a cui sono stata vicina fino ai miei 24 anni. Grazie alla fede ha sopportato dolori terrificanti come la perdita della figlia, la mia adorata nonna Angela, morta a 56 anni, quando io ne avevo 14. Il nome al mio personaggio, suor Angela, l’ho dato io, facendo un omaggio a questa mia nonna".

E da cos’altro è stata influenzata?

"Da due film che avevano molto a che fare con quella spiritualità che andavo cercando: Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini e Marcellino pane e vino. Ma quella porta per me non si è aperta fino a quando non ho iniziato a fare Che Dio ci aiuti e ho conosciuto suor Benedetta, una suora molto sui generis che ha sempre fatto anche da consulente alla serie. E lei, con il suo essere così vulcanica, travolgente, ha travolto anche me e quella porta, finalmente, si è spalancata. Ho trovato la fede che poi, come per tutti, a tratti vacilla. A tratti mi arrabbio con il Padre Eterno, esattamente come fa suor Angela".

Perché ha deciso di lasciare la serie?

"Perché, per carattere, sono allergica alla ripetitività. Sono rimasta più a lungo che in altre serie, da Orgoglio ai Cesaroni, perché suor Angela mi è entrata nel cuore. In questa settima stagione ancora brevemente ci sono, poi, in futuro, si vedrà. Il mio analista mi ha detto che la parola ‘fine’ si può mettere e si può togliere, sempre, finché c’è vita. Comunque sono una persona curiosa, ho bisogno di cambiare e, da attrice che nasce in teatro, desideravo tornare a fare teatro. Ora sono in tournée con La dolce ala della giovinezza di Tennessee Williams, per la regia di Pier Luigi Pizzi".

In cosa consiste l’irresistibile richiamo del teatro?

"È il richiamo dei classici, di quei personaggi clamorosi usciti dalle penne di premi Nobel, di grandi teste, personaggi che mi mettono in difficoltà e mi obbligano a crescere, a tirare fuori tutta l’anima. Quei classici che amo e con i quali, diciamo la verità, riempio i teatri grazie alla popolarità conquistata con le serie. Poi gli spettatori impazziscono, perché vedono un’altra. Perché chi non mi ha vista a teatro, non mi conosce. E poi c’è un’altra cosa, che è una specie di droga".

Che cosa?

"Il rapporto con il pubblico. Quando sei in teatro e si sta per aprire il sipario, senti che in sala c’è chi tossisce, chi scarta le caramelle. Tu piano piano li devi conquistare. Devi portare gli spettatori, uno per uno, in palcoscenico con te. Li devi stravolgere, affascinare, gli devi raccontare chi sei e perché sei lì. Li devi emozionare. E questa è una sfida bellissima".

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