Giovedì 18 Aprile 2024

L’arte, la musica, le relazioni La tenerezza nelle nostre vite

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C’è un sentimento che cura l’anima e il corpo e addolcisce il rapporto con gli altri: è la tenerezza. Tenue, delicata, fragile, va coltivata in questo nostra epoca veloce ed aggressiva. Ce lo dice Eugenio Borgna, illustre psichiatria, in un saggio che, tra molti esempi letterari – Rilke, Mann, Leopardi, Dickinson –, profonde tesori di sapienza e umanità. La tenerezza sconfina nella dolcezza, nella mitezza.

È soprattutto sorella della gentilezza: ambedue appartengono all’universo femminile più che al maschile. Il suo tempo interiore è il presente, che raccoglie il passato e apre al futuro. Ogni atto umano ce la può restituire: lo sguardo, una stretta di mano, il sorriso, una carezza, l’abbraccio. In primo luogo le parole: impegnative per chi le pronuncia e per chi le ascolta. Arrecano speranza e serenità, oppure malessere e sofferenza: in generale, ma anche nel rapporto medico–paziente.

La tenerezza si manifesta pure con le lacrime, da accogliere come un dono: nella depressione esse scompaiono, si guarisce quando sgorgano di nuovo (non per nulla la letteratura e il melodramma del Settecento ci hanno insegnato lo squisito plaisir des larmes, il ‘piacere delle lacrime’). Volete due esempi mirabili di tenerezza nell’arte? Guardate la Madonna del cardellino di Raffaello, ascoltate il secondo tempo del Quintetto col clarinetto di Mozart.

Giuseppina La Face

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