Venerdì 19 Aprile 2024

L’arte di Laurie: "C’è bisogno di felicità"

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di Giovanni Bogani

È un fiume in piena Laurie Anderson, 75 anni, artista visuale, musicista, scultrice, performer. È lei che ha animato, con il suo violino che sembrava una chitarra rock, la scena newyorkese anni ’80; è lei che è stata per vent’anni al fianco di Lou Reed, compagna e moglie, fino alla morte di lui, 2013. Ospite del Locarno film festival, premiata con il Vision award Ticinomoda, reduce dalla più grande mostra dedicata alla sua arte, a Washington, Laurie parla di futuro: "Sto scoprendo la realtà virtuale – dice – mi piace sperimentare le immagini in Vr. I film tradizionali ti fanno perdere nella mente, ma con la realtà virtuale vivi un’esperienza diversa, con tutto il tuo corpo".

"Io resto un’ottimista – aggiunge –, anche se vedo questo mondo fragile, al collasso. Io lavoro per migliorare quello che ho davanti, lavoro per costruire felicità. In fondo, parlo di felicità anche nel mio film Heart of a Dog, che raccontava di Lolabelle, il mio Rat Terrier. E cerco di portare felicità anche attraverso la realtà virtuale: l’uso che si fa di questa tecnologia nei videogiochi è in genere violento. Io volevo invece una Vr che permettesse, soprattutto ai bambini, di volare".

"Essere artisti in un momento come questo – dice – ti fa chiedere se l’arte possa servire a rendere il mondo migliore. Credo che la risposta sia: sì. Pensiamo a Bob Dylan, che ha raccontato la bellezza e la poesia dei perdenti, invece della tracotanza dei vincitori. Viviamo in un sistema in cui ci dicono che devi possedere, che più possiedi più sei felice: ma è importante riconoscere quello che abbiamo perduto, le nostre sconfitte. È questo che ci avvicina agli altri. Con l’arte: la riconosci, quando vedi un’opera che infrange tutte le regole in cui hai creduto. La regola più importante è essere fedeli alla propria libertà".

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