
A Roma dibattiti e sfilate per la due giorni “Stile Sartoriale 2025“
E se, per IA, non intendessimo solo “Intelligenza Artificiale” ma anche “Intelligenza Artigianale”, tutta manuale e creativa? La domanda sorge spontanea osservando la strana dicotomia che vive oggi il “su misura”. Da un lato, il lusso reclama originalità, savoir faire e qualità; dall’altro, gli atelier faticano a trovare eredi e le nuove generazioni – pur in piena disoccupazione – sembrano dribblare i mestieri del sarto, del modellista, del tessitore. Com’è possibile? Proprio di questo si è parlato durante Stile Sartoriale 2025, una due giorni capitolina organizzata dall’Accademia Nazionale dei Sartori per celebrare 450 anni di storia. Fondata nel 1575 per volontà di papa Gregorio XIII, è una delle istituzioni più antiche e illustri del mondo.
Questa prestigiosa scuola custodisce e promuove la sartoria italiana, formando i maestri del futuro: ha persino una chiesa dedicata al proprio patrono, la cinquecentesca Sant’Omobono ai Fori Imperiali, a dimostrazione che in Italia l’ago e il ditale sono stati una fede. Gaetano Aloisio, presidente della World Federation of Master Tailors, associazione che raccoglie i migliori sarti al mondo, dichiara: "Quello della sartoria è un nostro patrimonio culturale, professionale e umano. Un’arte antica che oggi più che mai merita di essere protetta con lo sguardo rivolto al futuro. Ai nostri successori insegniamo non solo a confezionare capi perfetti, ma a costruire aziende moderne". Non a caso Stile Sartoriale ha messo al centro il tema del ricambio generazionale e della formazione.
Venerdì, alla Protomoteca del Campidoglio, Enrico Quintavalle, responsabile dell’Ufficio studi di Confartigianato Imprese, ha affermato: "È difficile trovare oltre il 72% dei sarti, tagliatori, modellisti e cappellai artigianali necessari" mentre Alberto Cavalli, direttore generale della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte di Milano, ha riflettuto come vi sia stato un periodo in cui i lavori manuali come il sarto erano considerati di ripiego rispetto alle lauree universitarie. Di chi è la colpa? Delle famiglie? Delle scuole di moda che accolgono solo aspiranti fashion designer senza insegnare a tagliare e a cucire? Di un "errore di comunicazione" come ha scherzosamente detto Elisabetta Gabri di Brunello, azienda specializzata in tessuti da fodera, che si augura come attraverso i social o trasmissioni tipo Masterchef si potrebbe rendere desiderabile il lavoro – tra l’altro, ben pagato – negli atelier.
Nel pomeriggio, riflettori puntati sui nuovi talenti: gli allievi dei corsi dell’Accademia hanno presentato creazioni con i tessuti dello storico lanificio Vitale Barberis Canonico. La serata ha celebrato poi bravura e capacità con la cerimonia del Premio Forbici d’Oro 2025: un riconoscimento prestigioso assegnato al talento emergente dei sarti più promettenti nel panorama italiano. Interessante che a vincerlo siano anche maestri di ascendenze internazionali, come Vanit Tohsanguanpun, in rappresentanza della regione Toscana, Giovanni Palmiotto (del Piemonte) e Lorenzo Macchiaroli (Lazio).
Il riconoscimento è stato affiancato dai premi Vita da Sarto, offerto a chi ha dedicato la vita a questo mestiere: a vincerlo, il grande fiorentino Antonio Liverano – artefice di inconsuete eleganze –, il napoletano Fortunato Salviati e il padovano Silvano Stevanella. Sabato Via Veneto si è trasformata in una passerella per la sfilata Eterna Eleganza – fortemente voluta da Gaetano Aloisio e da Alessandro Onorato, assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda – che ha portato in scena il meglio dell’alta sartoria italica. In un’atmosfera sorrentiniana, da La grande bellezza, su quella strada resa immortale dalla dolce vita hanno sfilato abiti unici: un tripudio di tessuti pregiati, tagli impeccabili. E di stile eterno. Come la città che l’ha ospitato.