Martedì 16 Aprile 2024

L’arte del racconto fulminante I “nuovi“ Peppone e don Camillo

di Roberto Barbolini

La villa del boss era un orrore in stile moresco con piscina olimpionica, palestra, scuderia e beauty farm, difeso da un numero imprecisato di body guard e rottweiller indistinguibili gli uni dagli altri. Tranne che i rottweiller non giravano in bermuda.

Attorno al parco di sequoie canadesi e tamarindi correva un muro di cemento guarnito di filo spinato elettrificato. Quando Santuzzo arrivò al cancello in ferro battuto, sormontato da una gigantesca ’nduja in oro a diciotto carati, aveva il fiatone. S’era fatto di corsa la strada dal paese per riferire al boss che il comune di Brescello era stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Un insulto intollerabile: come si fa a confondere la mafia con la ’ndrangheta? Chissà il capo come si sarebbe incazz…

Meglio non raccontargli che era stato inseguito da cinque o sei di quei pazzi della Bassa che urlavano "Brutto mafioso, torna a casa tua!", in testa a tutti il nipote del dottor Spiletti e il cugino del Brusco, quei due fetentoni, che tante volte erano stati in affari con il boss eppure si credevano di essere l’onestà in persona, solo perché vivevano nel paese di don Camillo e Peppone.

Che poi 131 non fanno neanche ridere: due sopravvalutati. Volete mettere Stanlio e Ollio?

Stava per citofonare la parola d’ordine (Nduja libera) quando si sentì battere su una spalla. "Chi caz…" Erano due tipacci armati di randello. "Niente parolacce, amico." "Altrimenti?" "Altrimenti ci arrabbiamo." "Bud Spencer e Terence Hill in incognito?" "Hai sbagliato film, fratello" sogghignò l’omone con la tonaca. "Ma siamo lo stesso capaci di spolverare di legnate la vostra ’ndrina malandrina e rispedirvi al mittente a calci in culo."

Ciò detto, il tipaccio intonacato da prete si segnò e sorrise serafico: "Siamo in missione per conto di Dio…". "E del Partito" borbottò l’omaccione coi baffi, cercando di farsi un segno della croce a forma di falce & martello. Poi mulinarono i bastoni. Il giorno dopo nei caffè di Brescello non si parlava d’altro: don Camillo e Peppone erano tornati. I mafiosi avrebbero trovato pane per i loro denti.

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