Sabato 12 Luglio 2025
STEFANO MARCHETTI
Magazine

L’ardore rivoluzionario ’Ravenna Festival’ celebra Anita Garibaldi

La passione, il coraggio, il sogno della libertà. La lotta. L’amore. Anita Garibaldi spicca fra le figure chiave del Risorgimento...

La passione, il coraggio, il sogno della libertà. La lotta. L’amore. Anita Garibaldi spicca fra le figure chiave del Risorgimento...

La passione, il coraggio, il sogno della libertà. La lotta. L’amore. Anita Garibaldi spicca fra le figure chiave del Risorgimento...

La passione, il coraggio, il sogno della libertà. La lotta. L’amore. Anita Garibaldi spicca fra le figure chiave del Risorgimento italiano proprio per quell’ardore rivoluzionario che la accompagnò fino all’ultimo respiro nel cuore della Romagna. Ana Maria Ribeiro era nata in Brasile nel 1821: Giuseppe Garibaldi la conobbe in Sudamerica nel 1839, si innamorarono a prima vista, la sposò a Montevideo in Uruguay nel 1842 e tornò con lei in Europa.

E quando Garibaldi lasciò Nizza per difendere la Repubblica Romana, Anita lo raggiunse a Roma e lo seguì, fuggendo con lui dopo la sconfitta. Restarono insieme fino all’ultimo, fino a quel 4 agosto 1849 quando Anita, colpita da una febbre altissima, si spense alla fattoria Guiccioli di Mandriole, presso Ravenna, nell’area meridionale delle Valli di Comacchio dove i due si erano rifugiati.

E proprio a Mandriole Anita idealmente rivivrà nell’opera che Gilberto Cappelli ha composto in suo onore (su libretto di Raffaella Sintoni e Andrea Cappelli) e che Ravenna Festival presenterà venerdì 4 luglio alle 21.30, in un giorno iconico, il compleanno di Garibaldi, affidandola alle voci del soprano Chiara Guerra e del baritono Alberto Petricca, con l’Orchestra filarmonica Vittorio Calamani e il coro del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto diretti da Marco Angius.

"I sentimenti, il coraggio, l’assenza di paura per la morte fanno di Anita e di Garibaldi un esempio per tutti", spiega Cappelli che nelle otto scene del suo atto unico percorre l’intreccio di due vite, a partire da un’immagine, un segno, un lampo, la mano di Anita che affiorava dal terreno dove era stata sepolta in tutta fretta, dopo la sua morte, per sottrarla alle ricerche delle guardie papaline.

Tutta la Romagna è ancora intensamente legata a queste memorie che hanno anche alimentato il sentimento popolare.

Alla fattoria di Mandriole, la stanza di Anita ci restituisce l’emozione di quella fatidica giornata. E in centro a Ravenna, al Museo del Risorgimento allestito proprio al Palazzo Guiccioli (che ospita anche il Museo Byron), tutta una sezione è dedicata al mito di Giuseppe Garibaldi e di Anita, con diversi cimeli che provengono dalle raccolte della Fondazione Spadolini Nuova Antologia e dalla Fondazione Bettino Craxi, concesse in deposito alla Fondazione Cassa di Ravenna.

Ammiriamo per esempio gli stivali di Anita, una sua fialetta portaprofumi, il suo scialle e un bracciale in corallo, di artigianato napoletano, che Giuseppe le regalò, dopo averlo acquistato a Nizza. In questi oggetti di vita quotidiana si leggono le storie di due grandi.

E la Storia di tutti.