Mercoledì 24 Aprile 2024

L’amica di Lady D e le altre: fuga dalle serie tv

Jemima Khan ritira la firma da ’The Crown’: "Manca compassione". Da Brando a Portman: i celebri ripensamenti nella storia del cinema

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di Silvia Gigli

"Diana non è stata trattata con il rispetto e la compassione che avevo sperato". E così Jemima Khan, l’ereditiera ex moglie dell’attuale premier pakistano, Imran Khan, amica intima della principessa Diana, ha ritirato la sua firma dalla sceneggiatura dell’ultima serie di The Crown, il fortunatissimo telefilm di Netflix. Lo ha annunciato lei stessa, spiegando che la figura della sua amica, Lady Di, non era stata gestita come aveva sperato. Pare, in verità, che la decisione segua la fine della sua relazione con Peter Morgan, il creatore della serie. Khan e Morgan sono stati per qualche mese legati sentimentalmente, ma si sono lasciati all’inizio di quest’anno.

Proprio nei mesi del loro legame, Jemima lo aveva aiutato a raccontare gli anni che precedettero la morte di Diana, nell’incidente a Parigi, nell’agosto del 1997. Jemima, sceneggiatrice e produttrice tv, 47 anni, e Morgan, dieci anni di più, si erano legati quando lui, alla fine dell’anno scorso, si era separato dall’attrice Gillian Anderson. Ma poi lui è tornato dalla moglie, che tra l’altro ha vinto un Emmy con la sua straordinaria interpretazione di Margaret Thatcher proprio nella quarta serie di The Crown. Dopo la rottura sentimentale, quindi, è arrivata anche quella professionale.

Bellissima, Jemima è da sempre una delle stelle del jet set. Figlia di un finanziere e di una aristocratica londinese, nel 1995 fece scalpore con il suo matrimonio con il giocatore di cricket pakistano Imran Khan, poi entrato in politica fino a diventare primo ministro. Per amore di lui, si convertì all’Islam, si trasferì a Lahore e imparò l’urdu. I due hanno avuto due figli, ma il matrimonio crollò per la relazione di Jemima con Hugh Grant. Prima del divorzio, però, negli anni in cui la coppia viveva a Lahore, Diana visitò Jemima e Imran Khan per due volte in Pakistan, nel 1996 e nel 1997. Tra l’altro, Hasnat Khan, il chirurgo pakistano considerato da molti come il vero, unico amore di Diana, è un lontano cugino di Imran Khan.

Dopo il divorzio da Khan, nel 2004, Jemima è tornata a Londra e si è dedicata alla produzione cinematografica e televisiva. Non ha mai parlato dell’amicizia con Diana, ha accettato di farlo solo per The Crown; ma – ha raccontato al Sunday Times – "era molto importante per me che gli ultimi anni della vita della mia amica fossero rappresentati con precisione e compassione, come non è sempre successo in passato".

L’addio improvviso di uno scrittore, sceneggiatore, produttore, regista o protagonista dal set di un importante progetto già avviato (o pronto a essere realizzato proprio grazie al nome della star che si dà poi alla fuga lasciando la produzione nei guai) non è certo una novità. Già nel 1972 Mario Brando rifiutò la proposta di Francis Ford Coppola di interpretare Il padrino II, mentre il recentissimo goodbye al set di Natalie Portman ha messo la pietra tombale su I giorni dell’abbandono, l’adattamento dell’omonimo romanzo di Elena Ferrante. Il motivo della cancellazione è proprio il fatto che la diva ha dato forfait. La sua società di produzione, la MountainA, si stava occupando di Days of Abandonment assieme a HBO Films e Maven Screen Media. Il suo abbandono ha determinato la cancellazione delle riprese. Perché? "A causa di motivi personali imprevisti, Portman si è dimessa da Days of Abandonment della HBO Films prima dell’inizio delle riprese. Sfortunatamente, la produzione non andrà avanti", così i portavoce della HBO a The Hollywood Reporter. Anche se la motivazione (peraltro vaghissima) non convince i più: la Portman era anche su un altro set – il nuovo Thor – e lì non ci sono state questioni personali che l’abbiano fatta scappare.

Senza fuggire, ma a cose fatte, il regista, il deus ex macchina, dell’opera, spesso ha bistrattato il proprio film, fino a parlarne male. Alien³ di David Fincher è il terzo della serie. Gli fu affidato dopo molti rifiuti di altri registi ed era il suo primo film. "Fu davvero la cosa più terribile capitatami sul lavoro". Nel 2019 Fincher raccontò: "Dovetti lavorarci due anni. Fui licenziato tre volte e dovetti lottare per ogni singola cosa. Nessuno lo odiò quell’Alien più di me".

David Lynch, senza mezzi termini, disse che il suo "Dune è una grandissima, gigantesca, tristezza della mia vita". Ironico Woody Allen: "Io e Annie è un film carino ma ne ho fatti decisamente di migliori".

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