"Lamborghini: papà fuoriserie, la sua vita è un film"

Tonino racconta il biopic su Ferruccio: "Onore al suo impegno e al suo lavoro. Com’era? Mi regalava auto e moto anche se venivo bocciato"

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di Beatrice Bertuccioli

Chiusura in bellezza alla Festa del Cinema di Roma. La bellezza sfrontata delle Lamborghini d’epoca che, provenienti da tutta Italia, sono sfilate in via della Conciliazione, davanti all’Auditorium dove è stato presentato da “Alice nella città“, in anteprima mondiale, Lamborghini – The man behind the legend. Il film, un ritratto di Ferruccio Lamborghini, ideatore e fondatore della famosa azienda di trattori prima e poi di favolose auto, è diretto dal premio Oscar Bobby Moresco, e interpretato da Frank Grillo nel ruolo di Lamborghini adulto, Mira Sorvino in quello della seconda moglie, Annita, e da Gabriel Byrne in quello dello storico rivale Enzo Ferrari. Dai primi di gennaio 2023 su Prime Video, è tratto dal libro Lamborghini, la storia ufficiale di Tonino Lamborghini, figlio della prima moglie Clelia, morta dandolo alla luce nell’ottobre del ’47. Parliamo con Tonino Lamborghini, erede di uno di quei marchi che danno lustro all’Italia nel mondo, di questo omaggio al padre.

Il film è fedele al suo libro?

"È fedele al 95 per cento. Ci sono soltanto piccoli cambiamenti. Certo, ad esempio, non s’è mai visto che mio padre e mio nonno, alle cinque del pomeriggio, in campagna, prendessero un tè. Tutt’al più bevevano un bicchiere di vino, di Lambrusco. Comunque tutta la ricostruzione è molto corretta, Frank Grillo è convincente e anche l’attore che fa mio padre da giovane, Romano Reggiani, è perfetto. Il film è molto emozionante e il parto di mia madre fa venire la pelle d’oca".

Ferruccio, tornato dalla guerra, è disposto a tutto per realizzare il suo sogno.

"Aveva le idee chiare: non voleva fare l’agricoltore e aveva una grande conoscenza della meccanica. Da ragazzino, finite le scuole tecniche, faceva trenta chilometri al giorno in bicicletta, da Cento a Bologna, con il freddo, la nebbia, per andare in un’officina a imparare il lavoro. Era nato per fare quello".

Com’era Ferruccio Lamborghini come padre?

"Un po’ assente, come tutti i genitori di settant’anni fa. Assente perché aveva la sua vita, le sue donne. Mia madre, Annita, soffriva perché all’epoca le donne dovevano sopportare, stare zitte e lavorare. Però era anche un padre affettuoso, a distanza, a modo suo. Non mi ha mai sgridato né mai dato un ceffone. Tutte le volte che mi bocciavano, e alle superiori mi hanno bocciato spesso, mi faceva un grande regalo: una Miura, un motoscafo, delle motociclette. E se dicevo, papà, ma come, mi hanno bocciato? Lui rispondeva, ma che vuoi che te le regali quando avrai settant’anni?".

Cosa significa essere figlio di una “leggenda“?

"Un po’ di peso te lo porti addosso ma sei ripagato da tante cose. E ci si abitua perché fin da bambino sei in quella dimensione e quindi ti sembra normale. E poi veniamo dalla provincia. Io ho vissuto la mia infanzia tra gli operai, giocavo con loro e quindi non avevo l’altezzosità del figlio di. Mia mamma lavorava come tutte le impiegate e anche mio padre era lì dalla mattina alla sera".

Contento della carriera nello spettacolo di sua figlia Elettra?

"Secondo me è un genio. Non ha avuto nessun aiuto, anzi le abbiamo messo i bastoni fra le ruote perché non capivamo certe sue affermazioni, come quando diceva: papà non posso fare la suora perché se no nessuno si occupa di me. Geniale perché è molto difficile riuscire a piacere ai bambini di tre anni e agli uomini di cinquanta. Lavora come un toro, programma tutto, non lascia una virgola al caso, e questo anche quando aveva sedici anni. Studiava cosa facevano gli altri per capire su quale settore puntare, che fosse adatto a lei e in cui non ci fosse troppa concorrenza. E adesso c’è anche Ginevra, che è stata di recente al Grande Fratello. Canta molto bene, è molto preparata, ironica. É completamente diversa dalla sorella ma mi sembra che anche lei sia sulla buona strada".